Möslang oramai ha più di cinquanta anni, ma anche l`occhio molto più vivo di tutta una serie di moderni rumoristi in erba che, forse, dovrebbero dare un ascolto a quello che combina questo simpatico zio cattivo in questa sua uscita. Fa una certa impressione ripercorrere a ritroso le tappe della carriera di Norbert ed accorgersi che la sua prima incisione è datata 1977, in quel periodo avevamo da poco i Cabaret Voltaire ed anche i TG stavano muovendo non da molto i loro primi passi. Di quel periodo, senza sbagliarsi più di tanto, si può dire che Möslang conservi più d'una caratteristica, l`aspetto nervoso e teso, il gusto per l`azzardo senza nessuna protezione, una certa propensione nel creare suoni urticanti e quasi sempre calibrati su una gamma di frequenze medio-alte, la vena fortemente polemica, insita in talune urticanti progressioni e, soprattutto, la capacità di eludere, senza sforzo apparente, le secche d'un suono, spesso facile stratagemma per chi non ha nulla da dire. C'è lo ricordiamo colonna dei Voice Crack e poi perso in mille altre collaborazioni con Borbetomagus, Otomo Yoshihide, Erik M, Oren Ambarchi e tanti altri ancora e questa sua continua ansia e ricerca espressiva, da un campo all`altro, della sfera avant gli ha permesso di ricrearsi un personale linguaggio che con un occhio guarda benevolo al passato, mentre con l`altro è ben aperto verso le moderne forme di estremismo sonoro. Sfilano in maniera convincente ammassi minacciosi di elettronica sfrigolante low-fi, sottili movenze eleganti, che verrebbe quasi la tentazione di definire dub; ed ancora spasmi riconducibili a certa techno minimale che flirtano, pericolosamente, con sinistre aperture ambient. Tutto con un filo logico personalissimo ed assolutamente compiuto. Nella traccia C14 ci regala un`infinita danza metropolitana, azzannata alla gola da spasmi concreti oscuri, che un signor Scanner se la sogna; come passeggiare di notte con un`ombra dietro di se, che si sa non essere la propria.
Elegante ed urticante come pochi altri.
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