Ormai se ne sono accorti tutti: Andrew McKenzie è tornato. Meno di un anno fa circolava questo messaggio sulla mailing list dell' H3O, digitato di suo pugno, dove spiegava la sua difficile e rischiosa condizione medica (epatite autoimmune), la mancanza di assistenza per questa condizione, e la necessità di pubblicare suoi lavori inediti per etichette oneste, per sperare di garantirsi in questo modo
i soldi necessari a pagare cure e l'eventuale sopravvivenza. L'appello è stato accolto, e gli ultimi mesi hanno visto una discreta quantità di suoi lavori vedere la luce del giorno. Per fortuna. Andrew è tornato: e sono tornate le sue note criptiche, i suoni incredibili e le costruzioni labirintiche, dischi che 'spaccano' nel vero senso della parola. Cominciamo con "No Man Put Asunder: 7 Fruitful And Seamless Unions", secondo di una trilogia che va a seguire il precedente "Cleave: 9 Great Openings", e che come questo, usa un drone massiccio come sua voce. Nel corso dell'unica traccia (i sette titoli, le fruttuose unioni che trovate trascritte poco sopra, si riferiscono infatti ad altrettanti testi stampati nel booklet) un singolo suono possente di provenienza misteriosa, si agita e scardina, austero, gigantesco, a tratti commentato da fantasmi di passaggio nella fascia media dello spettro: pareti che tremano nella stanza, metalli che vibrano e risuonano in sintonia, come una macchina per produrre poltergeist l'ascolto di questo disco ad un alto volume finisce per trasformare l'ambiente in cui viene effettuato. Idealmente più vicino a Phil Niblock che ai suoi vecchi lavori, anche in una forma solo apparentemente lineare l'ermetismo dell'Hafler Trio persiste, diventa vivo, invade lo spazio, unica creatura intoccabile, quanto di più vicino al monolito di "2001: Odissea nello spazio" sia stato tradotto in puro suono. E restiamo allibiti, testimoniando, per parafrasare il testo che accompagna il disco, 'lo squarcio' (nella realtà ) 'che lascia entrare la luce, la manifestazione che non possiede un luogo, eccetto quello dove è impossibile piazzarla'. Nel sette pollici, invece, diviso per metà con Ditterich Von Euler-Donnersperg, poeta concreto tedesco già noto per una sua gustosa collaborazione con i Column One, McKenzie mostra una delle altre decine di facce del suo lavoro: nel corso di una singola traccia, una voce, forse la sua, parla, probabilmente registrata attraverso una bottiglia, e lo strano filtraggio che si viene a creare la screma e satura, la camuffa, rendendo il testo di difficile intelligibilità : e ti trovi a rimettere la puntina sull'inizio, una, dieci, cento volte, ognuna delle quali convinto di aver afferrato quello che va dicendo, parola per parola. Riascolti un'altra volta per ricontrollare, ma di nuovo le cose cambiano, e ricominci da capo. Forse la trasformazione alchemica della quale la voce parla è intesa come un evento esclusivamente cerebrale, o forse il segreto che si annida in quelle parole, incerte come sembrano e stentorée nella parte di sè che offrono all'orecchio, sta proprio lì, pronto per essere agguantato, così nascosto da stare in bella mostra, alla portata di un semplice ascolto illuminante. Nell'altro lato Von Euler-Donnersperg, avendo lasciato la poesia concreta nelle mani di McKenzie, si diletta a camuffare e smantellare un suono come in un vecchio pastiche surreale alla Nurse With Wound: e nel giro di una decina di minuti si passa dall'apocalisse pre-millenaria allo stemperarsi in zone più liminali, contraltari di rapide bordate in stile INA-GRM ed ammicchi parapsichedelici accennati di sfuggito, microscopici omaggi a deliranti momenti kraut e stranite fornaci da vecchio industrial, il tutto usando un singolo sample di coro femminile, apparentemente - forse un compendio ideale per quello che risiede nel mistero dell'altro lato. Lasciatemi infine salutarlo, questo ritorno dell'Hafler Trio: perchè ora che è effettivo, mi sono accorto che ne sentivo la mancanza. E spero, in cuor mio, che duri ancora a lungo, 'il biglietto lasciato fuori alla porta prima che il resto della casa si svegli'. E adesso, svegliatevi.
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