Dopo aver esordito qualche mese fa con il lodevole "Berlin Reeds" - protagonisti: Alessandro Bosetti, Gregor Hotz, Kai Fagaschinski e Rudi Mahall - la Absinth Records, se possibile, migliora addirittura il proprio standard con questa seconda uscita dedicata, ancora una volta, allo scandaglio della scena berlinese. Attori principali di "Berlin Strings", come il titolo lascia intendere, sono gli strumenti a corda, ed è per questo che balzano immediatamente all`occhio sia la strana assenza di Annette Krebs sia la presenza della pianista Andrea Neumann (inserita perchè suona lo strumento all`interno della cassa armonica, quindi direttamente sulle corde). E` proprio la Neumann ad occupare il primo dei quattro CD-R, e lo fa con una serie di folate torride e selvagge che fanno pensare al fior fiore della tradizione rumorista, dagli Einstürzende Neubauten ai Pan Sonic, e che consolidano l`opinione di chi vede in lei una caposcuola. Michael Renkel appare molto più moderato, nel suo giocare con suono, silenzio e risonanze, la sua è un`esposizione delicata e nel finale, quando la sua mano impugna l`archetto, si tinge con quei colori mattutini che hanno sempre avuto odor di Levante. Cluster pescati nella tradizione free come in quella no wave, questo è quanto viene proposto nella suite di Olaf Rupp che, nelle prime battute, suona come un flamenco inselvatichito, ma poi, con lo scorrere dei suoi nove movimenti, vede crescere un linguaggio assai articolato, pur restando preda di un fraseggio estremamente serrato, per un risultato, e un equilibrio, finali che definirei stupefacenti. Serge Baghdassarians è l`unico ad usare lo strumento elettrico ed è anche il meno interessante del lotto, con le sue arti preparatorie che non si spingono mai oltre le colonne piantate da Keith Rowe, ma si tratta pur sempre di ottima materia prima, invidiabile da parte delle tante pagine opache che hanno la forza di circolare solo perchè spinte da brezze irrilevanti e passeggere. Riassumendo: una micidiale conferma - la Neumann, una splendida sorpresa - Olaf Rupp, e due 'outsiders' di elevata caratura. Quindi, almeno per quanto riguarda queste prime realizzazioni, la Absinth è rigorosamente dedita a documentare ciò che accade, in ambito sperimentale, nella capitale tedesca e se ne occupa magnificamente, prendendo in esame tutti i fermenti creativi che vi fanno base, compresi quelli addotti da musicisti che sono berlinesi (o tedeschi) solo d`adozione, o di passaggio. Il compito dell`etichetta è favorito dall`humus di una città che, a dispetto di condizioni anche particolarmente avverse, non è mai venuta meno a quel ruolo di primadonna che la storia gli ha imposto. Chiaramente per chi è intrippato con la scena berlinese questo è un appuntamento imprescindibile, ma anche per gli altri può rappresentare una piacevole sorpresa... e poi: edizione limitata a sole 200 copie, numerate e confezionate in cartoncino 20 cm x 20 cm, apribile e lavorato artigianalmente... signori miei, questa è roba da boutique.
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