Penso non ci sia bisogno di introdurre la figura di Raffaele Serra, coloro che non lo conoscono, e sono interessati a saperne di più, possono comunque trovare delle cose sul sito di afe Records e su Sinewaves (per il primo vedete qui sopra, mentre l`indirizzo dell`altro lo potete trovare alla pagina dei Link). Ammetto che, sull`autore in questione, sono abbastanza ignorante anch`io, in ogni caso trovo che "Le spectre de la rose" è il lavoro più interessante della sua produzione più recente (diciamo di quella d`inizio millennio). Non saprei come descriverlo, ma penso che definizioni come 'sinfonismo elettronico eclettico' e/o 'elettronica dagli umori pseudo-acustici' possano rendere abbastanza bene l`idea di questa musica. Inizio trattando i due brani che mi hanno fatto scrivere, poco sopra, 'quasi sempre': She Who Laughs e Ticket To Anywhere. Il primo è succube di una poetica esageratamente kraftwerkiana (ho l`impressione che, per Serra, sia impossibile farne a meno) e il secondo, per i miei gusti, è troppo carico d`effetti elettronici in stile anni Settanta. Al di fuori di ciò c`è una musica raffinata ed elegante, tinta degli stessi colori pastello che adornano la splendida copertina e che fanno pensare ai grandi maestri della pittura 'ukiyo-e'. Si tratta di un suono enciclopedico, senza elementi predominanti, che raccoglie scampoli di industrial (Iron Dream e Sentinel) e di musica concreta (Stars Like Dust, Garden In The Void e Night Flight), così come rarefatte alchimie dalla memoria 'quartomondista' (Slow Fire) e tardo-psichedelica (Waterline). La chiusura di recensione è, inevitabilmente, dedicata a quelle che sono le mie gemme preferite: i due deliziosi acquerelli semiacustici chiamati Fog e Dark Interlude, e infine, soprattutto, Night Flight, impossibile trait d`union fra Deep Purple e Joy Division. Provate, potrebbe nascere un feeling.
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