Il nome più in vista di questo trio è certamente quello di Anthony Pateras, giovane compositore australiano già distintosi con un ottimo disco uscito ad inizio anno per la Tzadik; David Brown e Sean Baxter pur avendo un background jazz/rock di tutto rispetto non sono certo dei presenzialisti di scene o collaborazioni, ma con questo disco si meriterebbero tutte le attenzioni del caso. “Ataxia” è infatti un disco per certi versi clamoroso per la qualità di musica messa in campo. I tre australiani si presentano così: Anthony Pateras al piano preparato, David Brown alla chitarra, anch`essa preparata, e Sean Baxter alle percussioni. Laddove la musica sperimentale di oggi si spinge sempre più in atteggiamenti promiscui con l`elettronica, Pateras, Baxter e Brown mantengono una certa classicità di fondo, volgendo il loro sguardo alle avanguardie storiche. La loro è una musica improvvisata e avanguardista il cui fascino è da ricondurre all`uso, oserei dire, spregiudicato, dei loro strumenti; basta dare uno sguardo alle foto del booklet per rendersi conto del poco rispetto che hanno nei confronti dei loro strumenti, letteralmente violati: si servono di chiodi, viti, monete, pinze, bacchette spezzate e quant`altro. A livello sonoro è un gran bel sentire: vengono alla mente il suono del metallo, del legno e dell`oggettistica più disparata e incatalogabile. Raggiungono risultati che riconducono all`avanguardia di John Cage, alla musica concreta di un Pierre Henry, all`AMM del periodo intermedio (prima metà anni `80); tuttavia questi sono riferimenti che emergono solo ad un livello epidermico considerata la spiccata personalità con cui improvvisano. La contemporanea (il piano preparato), il jazz informale (la batteria), l`improvvisazione (la chitarra simil-Derek Bailey) vengono processati senza alcun timore reverenziale. La ricerca e la varietà timbrica è la prima cosa che spicca all`orecchio; il tappeto sonoro steso da Pateras e Baxter è multiforme: concreto (hexadactyly), imprevedibile (st/chi), minimale (ataxia), in crescendo (bulbous); la chitarra cesella e ricama sulle mille sfaccettature delle trame ordite dal piano preparato e dalle percussioni. Notevole.
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