Leo Smith e Anthony Braxton furono fra i primi musicisti che aderirono all'AACM e, insieme a Leroy Jenkins, Richard Abrams e Steve McCall, formarono quello che fu un autentico collettivo 'concorrenziale' dell'Art Ensemble Of Chicago, poco importa se quel collettivo passò per essere il gruppo di Braxton e solo in un'occasione si firmò come Creative Construction Company. Quindi il primo pensiero che s'insinua, alla vista di questo CD, è quello della rimpatriata. Un pensiero che è assolutamente fuori luogo, primo perchè non mi sembra essere tale lo spirito che anima i due protagonisti e poi perché, nonostante il lungo pezzo di storia che li accomuna, non mi risulta che in precedenza abbiano pubblicato dei dischi in duo. Quindi, più che rimpatriata, userei il concetto 'capacità di ritrovarsi', dopo che il percorso della vita ha sclerotizzato le rispettive posizioni e accentuato quelle differenze presenti fin dall'inizio del loro vecchio sodalizio. E` proprio in questa capacità di stare insieme, e di interagire, da parte del mistico 'Wadada' e del pragmatico Anthony, che risiede il miracolo. Perchè poi, in realtà , "Organic Resonance" non contiene nulla di sorprendente, e forse è anche assurdo chiedere ai due un qualcosa che possa eguagliare pagine di storia rivoluzionarie come "For Alto", "For Trio" e "Silence". La storia avanza implacabile, e gli anni con essa, e mi sembrerebbe cosa grama voler mostrare, dopo che gli 'anta' sono ormai suonati da un pezzo, uno spirito da ventenni. Molto meglio questa realtà he li mostra come attempati signori ancora in grado di fraseggiare alla grande e di comprendere il cammino che la musica, anche con il loro contributo, ha fatto in questo quarto di secolo, ma abbastanza intelligenti da evitare di sbilanciarsi dietro all'ultimo trend. In fondo chi ha da insegnare sono i primi e chi ha da imparare sono gli ultimi, e questo è un ciclo vitale che loro hanno ben chiaro, dal momento che si sono fatti disegnare la copertina da Ikue Mori e hanno utilizzato, nella stessa, un dipinto di Ornette Coleman. Le registrazioni, tanto per chiudere il cerchio, provengono da un concerto che i due hanno tenuto al Tonic, tempio della scena downtown newyorchese; come dire che fra la C di Coleman e la Z di Zorn ci può stare di tutto, non solo la S di Smith ma pure la B di Braxton.
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