Alcuni lettori conosceranno già Kumiko Okamura, se non altro per l'ottimo lavoro di promozione che gli ha fatto Alessandro Canova (aka Mugen) attraverso il suo sito. E` tramite lei che sono arrivato a questo eccellente sei pezzi interamente scaricabile dalla rete. Volvo è un piccolo insieme guidato dalla cantante Nobara Hayakawa, nativa della Colombia ma, a dar retta al nome, originaria del Giappone dove, al momento, si è pure stabilita. Non sono riuscito a scoprire molto sugli altri componenti del gruppo, a parte Kumiko, dato che i loro nomi non hanno per ora riscontro in altri dischi e/o formazioni. Il modello di Nobara è essenzialmente cantautorale, la voce è eccezionalmente matura, e le strutture dei pezzi sono sixties, anche se questi sixties non sono quelli che solitamente intendiamo con tale definizione, bensì quelli di João Gilberto, Serge Gainsbourg e Françoise Hardy, con qualche venatura bluesy, tanto che un paragone con gli Stereolab mi sembra tutt'altro che azzardato. Il suono è piuttosto chitarristico, affabile il tocco di Shigehiro, sottolineato a tratti da un basso ossessivo, Chatelain, e con i campionatori di Kumiko a fare il resto. I cinque brani seguono un percorso in crescendo fino ai fuochi d'artificio finali, con l'inizio docilmente acustico a fare da sfondo alle evoluzioni vocali. Già il secondo brano, quasi un intreccio fra le gainsbourghiane Comic Strip e Ford Mustang, mostra qual è il vero indirizzo dei quattro, con i sospiri da gattina appena sveglia della cantante ed i rumorismi elettronici in bell`evidenza. Lo sfondo di freni stridenti campionati, rubati a qualche film?, accompana una Bossa che fatichiamo a credere Velha e il ritmo sincopato di Mirror Man e And You Said alzano ulteriormente il tiro, con un'attitudine rumorista/rumorosa che si fa sempre più evidente e spiccata. La giocosa esplosione finale, sigla e programma di un progetto veramente eccezionale, mette insieme un cantato quanto mai svampito, un ritmo calorosamente carioca e bordate di sibili in stile Pere Ubu. Gracias... gracias... è, infine, il saluto della cantante, nella sua lingua natia, ad un pubblico che sembra poco numeroso ma estremamente soddisfatto.
Senza creare nulla di nuovo, le melodie sono infatti tutte ultranote e i ritmi lo sono altrettanto (non ho però capito se si tratta di cover o di semplici citazioni), questo piccolo gruppo suona molto più fresco e raggiante di molte delle cose che vengono spacciate per novità . Fate lo sforzo di scaricare questi sei dolcetti a base di miele e veleno e li gusterete fino allo sfinimento.
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