La No-Neck Blues Band è un collettivo di otto elementi di stanza a New York, ed è ormai da anni un caso in America. Dei componenti della band si sa poco e niente e questo la dice lunga in proposito. Non curano rapporti con la stampa, men che meno con i media in generale. Sono tra le realtà più `off` e freak, nonchè di culto, del sottobosco statunitense, suonano da anni producendo dischi su dischi senza curarsi di niente che non sia la loro libera e personale idea di musica e di vita. Solo quest`anno sono usciti ben due Lp e un doppio Cd per l`etichetta Sound@one. Quest`ultimo, dal titolo “Parallel Easters”, gode di una distribuzione italiana grazie alla Fringes ed è quindi un`occasione ghiotta per venire a contatto con questa singolare band. Chi lo farà non resterà certamente deluso, parola; il doppio cd in questione è infatti abbastanza rappresentativo circa la musica che producono. Il lavoro raccoglie una serie di registrazioni tenute ogni domenica dopo la prima luna piena di primavera nella Hinthouse Roof, la loro base nel Bronx, e il Sakaura Park tra il 1999 e il 2003; un modus operandi che richiama riti celebrativi consacrati agli antichi spiriti che popolavano l`America prima della sua `scoperta`. Forte è infatti la componente spirituale nei lavori della No-Neck Blues Band: la free-form musicale del collettivo oltre ad inglobare rock, folk, blues, psidechelia e jazz (di quello free, chiaramente), miscela anche raga indiani, nenie orientaleggianti e ritmi tribaloidi. Si alternano così lunghe suite ipnotiche tra free-jazz e psidechelia (Beyond The Edge The Carpet Cannot End At, Amortortak), schizzati blues/folk (The Bruce Effect, Illirikum), o più contenuti spunti musicali (il pezzo tutto percussioni di Ilemlis o il rock blues in acido di Mechel). Entrare a contatto con la musica del collettivo è un`esperienza mistica: si abbraccia una filosofia di vita che sembra essere sempre più l`unica alternativa valida al tragicomico mondo che ci circonda. Un disco e una band da non perdere.
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