Ensemble dai trascorsi ad un passo dal successo fuori dalla nicchia (era su Resonant), gli svedesi Library Tapes arrivano al terzo album con questo “Höstluft” su Make Music Mine (coraggiosa congrega di musicisti uniti a formare un etichetta per finanziarsi a seguito di grosse delusioni subite con etichette dell`underground, Resonant compresa forse). I due elementi di base della loro scarna musica restano field recordings e pianoforte, abbandonando del tutto la chitarra che nel primo disco (“Alone in...”) ogni tanto esplodeva in bordoni distorti figli del post-rock à la Godspeed You etc.
Dei due musici originari resta infatti ora il solo David Wenngren con il suo pianoforte dal suono inconfondibilmente ligneo e caldo. Rispetto al passato le melodie si sono fatte più ariose, ancora malinconiche e mai allegre, ma forse più vicine anche ad un suono classico che - con le dovute distanze, s`intende - non si discosta troppo da dei moderni notturni che non disgusterebbero i fans di Chopin. E notturno è anche il suono dei rumori (difficile parlare di field recordings) sui quali le note del piano si adagiano: si tratta più di strofinii di nastri, fruscii modulati, suoni come di piccole ruote su superfici ruvide, il tutto a dare l`idea di una musica intima, racchiusa su sè stessa, estremamente malinconica ma non disperata, una musica che porta con sè l`odore di mobili antichi e polverosi, da ascoltare al buio, soli, nella camera d`albergo di una città fredda.
Un disco per animi romantici e coraggiosi che hanno da tempo sorpassato l`età dei dubbi adolescenziali e sanno che di sopportabili tristezze grandi e minuscole è cosparsa la vita.
Lo so, non dovrei scrivere le recensioni quando piove così.
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