Questo piccolo marchio bolognese tenta di risollevare le sorti di una città che, dopo i fasti vissuti a cavallo fra i due millenni, oggi appare musicalmente in decadenza. E non solo musicalmente: mister Cofferati ha ottenuto successo pieno laddove lo stesso sindaco di destra aveva fallito. Appiattimento totale!!!!!!!! I cervelloni di Forza Italia dovrebbero pensarci attentamente quando si tratterà di creare un successore al loro dux, forse la persona giusta è proprio quella che oggi dirige con pugno di ferro la capitale emiliana.
Ma torniamo a noi, e alla piccola Incudine Records, della quale ci eravamo già occupati recensendo la sua prima uscita, “Bastille” di Domenico Vaccaro, per mano di Marco Carcasi.
Se quel disco appariva a suo modo dark-ambient, un`esperienza oscura e quasi religiosa, “On Grey” di Luciano Maggiore (nastri, armonica e altri dispositivi) è un`esplosione di ferocia repressa. Una compatta di armonici che può far pensare ad alcune opere di Merzbow o di John Duncan. E` onde tempestose che si frangono su una scogliera viste da dietro, dalla parte del mare, e la loro veemenza sembra veramente in grado di risucchiarti, ma non prima che il loro fascino ti abbia conquistato e ti abbia convinto a seguirle spontaneamente per i primi passi. Sirena malefica.
“Your Hair In My Trail” di Francesco Cavaliere è invece il disco più diversificato di questa prima terna, a partire dal fatto non marginale che lo spazio a disposizione è occupato da tre piste e non da un unico monolite. Movimenti di/nell'aria, sollecitazioni sulle corde di un pianoforte, vibrati di chitarra e pochi tocchi di percussione indonesiana, questi scarni elementi sono comunque sufficienti a rendere il mini-CD particolarmente riuscito e interessante.
La Incudine Records si cala in una situazione di stallo, quindi, ma non solo a livello bolognese. Anche nel panorama nazionale è infatti evidente come la fioritura avutasi all'inizio del decennio sia in netto declino, e realtà come questa sono importanti, anche indipendentemente dal valore intrinseco ai dischi che producono, perchè contribuiscono a mantanere viva l'attenzione su una scena musicale che rischia di invecchiare ed impoverisi precocemente, in un circolo vizioso che finisce con il riproporre sempre gli stessi nomi.
Chiedo scusa ai 'fabbri' bolognesi se ho approfittato di questa rece per dire anche altre cose, ma mi sembrava importante dirle ed ho approfittato dell'occasione che mi s'è presentata. E voi che state leggendo non tiratevi indietro, continuate a sostenere queste piccole realtà indipendenti e chissà che così facendo non mettiate le mani sopra quelle che saranno ricordate come le 'nuggets' elettro-elettroniche di questi giorni bacati.
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