Era da tempo che non mi capitava di imbattermi in un disco targato Steve Albini-Bob Weston, accoppiata artefice di un sound che volenti o nolenti ha scritto pagine indelebili e fondamentali nella storia del rock americano degli ultimi vent`anni, quasi trenta ormai, tantissimo tempo, che peraltro sembra non essere mai trascorso al cospetto di una coerenza artistica ed etica che ne travalica i confini.
E fa piacere trovare in questa band di Chicago una degna candidata a prenderne l`eredità . Uhm, forse l`ho sparata un po` grossa, però questo trio (basso-batteria-basso a sentir loro, a me sembra di sentire anche una chitarra ogni tanto..) ci dà dentro splendidamente, con l`umiltà di chi sa di interpretare un genere che non sta inventando, ma che contemporaneamente dimostra di avercelo nel sangue. E si sa che il codice genetico è ciò che distingue gli individui tra di loro: va a finire così che sebbene ascoltando questo lavoro una serie di rimandi siano inevitabili (la voce ci porta dai Jesus Lizard ai Fugazi, le dinamiche e un certo senso di oppressione mi han fatto venire in mente la parabola dei gloriosi Tar), si evidenzia una certa audacia nel far propria cotanta esperienza che non credo farà storcere il naso nemmeno al più ottuso dei puristi, e che si traduce in una lieve inclinazione alla psichedelica (vedi la title track, brano che apre il disco, o Rudimentary Understanding, quello che lo conclude) o comunque ad una ricerca di suggestioni ipnotiche (Slippage, prima ossessiva poi travolgente), sempre comunque tra le fila di un hard-core fresco ed essenziale.
Nell`epoca delle contaminazioni questo resta un disco di genere - virtù ormai rara ed anacronistica - sorretto da un grappolo di canzoni in tensione costante, per cui non mi resta che rendere onore ad una band che in quest`anomalia sembra avere molte cose da dire.
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