Dopo che la musica occidentale contemporanea ha attinto copiosamente ad Oriente si è avuto l`effetto boomerang, cioè molti musicisti orientali hanno guardato ad occidente. Nell`articolo sugli strumenti a corda orientali se ne parla e si fa il nome della cinese Wu Fei come quello della prossima nuova arrivata. E la suonatrice di guzheng (corrispettivo cinese del koto) non delude affatto le aspettative attraverso questo esordio che raccoglie collaboratori spillati al gotha della musica sperimentale di marca newyorchese. Quanto Wu Fei tenda ad uscire dalle tanaglie della musica tradizionale cinese, pur riconoscendola quale elemento basilare del suo fare arte, lo dimostra la selezione di questo disco d`esordio, nella cui economia i brani tradizionali sono solo due su diciotto (Yu Zhou Chang Wan e Little Open Hands). Gli altri sono composizioni istantanee della stessa Fei oppure tracciate a quattro o sei mani in compagnia di Carla Kihlstedt, di Fred Frith o di entrambi. Fa eccezione Hunan, dove cofirmatario è il percussionista norvegese Helge A. Norbakken. In Chun Song, Ping Tan e Summer Palace Wu Fei fa anche uso della voce mentre tutti gli altri brani sono strumentali. Il disco è consigliato non solo a chi è appassionato di strumenti classici orientali, e ad un loro uso non estremamente ortodosso, ma anche a chi apprezza il violino di Carla Kihlstedt e la chitarra di Fred Frith. La qualità complessiva è ottima e alcuni brani sono delle autentiche perle.
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