“Che hai fatto poi con la mamma, domenica?”, chiedo alla mia fidanzata Gaia, mentre ritorno da un lungo viaggio di lavoro e svago.
“Siamo state molto bene, come sempre, ma siamo rimaste in casa tutto il giorno. Ci siamo rilassate un sacco, abbiamo parlato... Sai, abbiamo ascoltato quel disco che hai lasciato vicino allo stereo...”
“Hmmm... scusa, quale dei venti?”
“Ma sì, quello di Fabio... Fabio qualcosa, il nome di un animale...”
”Fabio Orsi? Quel CD verdino con la copertina di cartone? Però!”
“Sì, non so perché, ci piaceva, lo abbiamo rimesso su tre volte, anche se alla fine ha creato un`atmosfera un po` cupa, poi sai lei ripartiva ed io ero malinconica...”
Mentre si svolgeva questo dialogo pensavo che avrei dovuto raccontarlo a qualcuno, forse addirittura farne cenno nella recensione. Ebbene, credo dia un`idea della potenzialità della musica di Fabio, di cui su queste pagine abbiamo già molte volte avuto occasione di parlare. Anche quest`ultimo “Find Electronica”, con le sue tre lunghe tracce da quindici minuti ciascuna, sarebbe da inscrivere in quel tutto e niente che è il campo della `musica sperimentale`, ma l`enorme pregio di Orsi e della sua fortissima vena melodica (che qui a dispetto del titolo si dipana più che altrove sulle note della chitarra) e saper rendere fruibile e gradevolissima una musica che resta complessa, a tratti difficile, pur sempre sperimentale`.
Difficile eleggere un momento migliore di altri, forsi la chiusura della seconda parte, con le sue note di piano elettrico (le vedo benissimo a fare da sfondo alle chiacchiere tra una madre e la figlia che non si vedono da tempo), oppure il teso drone finale (quello forse potrebbe corrispondere alla istantanea nostalgia del dopo partenza, ma comincio ad esagerare...), ad ogni modo, ancora una volta, Fabio Orsi non delude e ci regala un disco bellissimo, più melodico ancora dei precedenti con il compare Becuzzi/Kinetix (qui al mastering).
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Disco in solo per l'iperattivo Orsi, anche se comunque leggo nelle note che il mixaggio (che in un disco del genere non è comunque una cosa per nulla secondaria) è stato affidato a Gianluca Becuzzi. I fan del droning più morbido dei dischi precedenti di Orsi e di molto materiale che i due hanno firmato in copia possono andare sul sicuro visto che il suono è quello e l'ispirazione non è ancora venuta meno, certo, il rischio è che l'iper-prolificità possa condurre alla ripetizione, ma pare ancora a debita distanza. Trattandosi di un disco affidato in prevalenza ad Orsi la melodia la fa da padrona come pure i suoni analogici, nelle tre tracce omonime di cui si compone il disco i drone vengono trascinati lentamente dentro e fuori dalla scena, ma differentemente da molti musicisti ambientali i sali e scendi non sono alternati stile montagne russe dato che a volte rimangono in sospensione per buona del tempo. Probabilmente ad Orsi piace lasciare a galla una melodia che funziona per farla durare il più possibile di modo da raggiungere il climax e protrarlo fino a quanto è possibile. Utilizzando vecchie tastiere alcune cose del musicista pugliese rimandano inevitabilmente ad alcuni lavori ambientali o simili degli anni '80, se non fosse per qualche piccolo arrangiamento elettronico ad esempio alcuni momenti del secondo dei tre episodi non avrebbe sfigurato nella track-list della splendida colonna sonora di "Birdy" (non a caso affidata a Peter Gabriel). Loop minimali e serie di una o due note alla volta rimangono un dictat di tutto il lavoro, le melodie quindi rimangono molto semplici e volutamente minimali con la doppia utilità di poter essere alternate senza problemi e di venir allungate fino a cucinarne tutto il cucinabile. Per ciò che concerne il lasciare il drone in sospensione fino alle sue estreme conseguenze, la cosa si ripete principalmente nei pezzi di apertura e di chiusura, mentre la seconda traccia alterna maggiormente le melodie risultando la più dinamica (non necessariamente la migliore, solo la più dinamica). La chiusura è lasciata al pezzo più malinconico (atmosfera che comunque si confà a tutto il lavoro), direi quasi depressivo, sugli intenti psichedelici della traccia e più in generale della musica di Orsi ci sono pochi dubbi, tant'è che apertura e chiusura viaggiano tranquillamente attorno ai diciassette minuti. Nonostante i minutaggi e le dichiarate intenzioni minimaliste di Orsi il disco ha l'indubbia qualità di non venire a noia ma di 'favorire il viaggio', tanto che più che di drone si potrebbe parlare tranquillamente di neo-psichedelia.
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