Il trovarsi fra Logoplasm e Punck è qualcosa che ha a che fare con i cicli della natura, gli avvenimenti immutabili, qualcosa che sai e speri accada.
Che tu ci possa esser; per raccontarlo.
Accenni di unione ce ne erano stati (la voce di Paolo Ippoliti su Tsunami Notes da “Nowhere Campfire Tapes” di Punck), ma questa uscita targata Setola va oltre.
Come bambino rimango ammaliato, stupito e con il dito in bocca.
L`espressività emozionalmente dirompente di Logoplasm e Punck, trova in “Drunk...”, un naturale territorio di compenetrazione reciproca.
Materiali raccolti, distrutti e ricomposti fra Ravenna ed Ariccia.
Ricordi di una notte infinita di fuoco sfrigolante con i grilli ad intonare mantra tutt`intorno.
Field recordings del/dall`infinito, un aereo che passa e rimane intrappolato per sempre in un loop di marmorea bellezza.
Musica dello spazio interiore che trova sbocco e nuova ragion d`essere nel rapporto verso l`esterno.
Biosphere, “Substrata” lo risuonerebbe cosi, questo pare esserne il gemello perduto; lo stesso cangiante ed incantevole senso di pace.
Le nubi paiono essersi diradate, l`oscurità incombente un ricordo ancor attuale; ma il giorno avanza.
Resiste il sapore, sulla punta della lingua; e non è più cosi importante.
Massa emozionale in migrazione; questo pare essere.
E la parte meno sana del mio cervello mi sussurra che, se il cammino proseguirà in quella direzione, fra scorciatoie e strade interrotte, bruschi stop e ripartenze brucianti, prima o poi potrebbe giungere nel cuore di un suono lussureggiante; dalle parti di Talk Talk e Popol Vuh.
Consapevolezza e superamento, compenetrazione, catarsi, fine, principio, fine, principio, cicli, calma, di nuovo fine, ed ancora, mutare, perdersi, cercare; esserci.
Il Miles Davis alla ricerca di Teo Macero; il loro primo incontro.
Imperfetto, come altrimenti non potrebbe essere.
Vertigine.
Ascoltare al massimo volume sino a sfinimento.
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