Un disco di batteria e (a tratti) registrazioni d`ambiente, non ho presente nulla di simile ma poco importa chè “Drum Sketches” resterebbe un gran disco anche se fosse la millesima pubblicazione di questo genere. Per la precisione si tratta di percussioni e (nei brani Drum Sketch 1 e 10) gong tradizionali delle Filippine o kulintang. La Ibarra tratteggia i suoi numeri con la leggerezza, il senso del ritmo e il senso della melodia che gli sono congeniali (sia che usi le spazzole sia che usi le bacchette), evitando scenate da virtuosa e/o pagliacciate da prestigiatrice, e gioca tutto sulla semplicità e sulla qualità di un approccio pulito e cristallino. Le registrazioni d`ambiente (New York e Filippine) fluttuano come ricordi e, pur apparendo sempre congeniali agli sviluppi delle trame ritmiche, creano un effetto volutamente straniante e surreale. Sentitevi il primo e il decimo Sketch dove le sonorità argentine e liquide dei kulintang fanno da sfondo ad un cinguettio di uccellini, in un`ambientazione da parco cittadino, e il terzo e l`ottavo dove il fluire lascivo dei battiti accompagna un giubileo di voci. Oppure sentitevi l`aria palustre che spira nel secondo Sketch e, ancora, la delicata poesia del sesto Sketch racchiusa fra la sostanza free del quinto e del settimo. In pratica la grande tradizione della batteria jazz viene modellata dalla Ibarra, e in parte ampliata, a sua immagine e somiglianza. Il tutto ha un aspetto molto pittorico, sicuramente esaltato nelle esibizioni in pubblico dove questi “Sketches” si accoppiano con le immagini del pittore Makoto Fujimura (che coniuga l`astrattismo con le tecniche della pittura tradizionale giapponese).
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