Va a capire per quale motivo il titolo di questo disco mi ha fatto subito pensare, fin da quando l`ho visto per la prima volta, a “Un angelo alla mia tavola” di Jane Campion. Forse soffro di qualche forma di dissociazione mentale o forse sono semplicemente preveggente!?!! Fatto l`è che una volta ascoltato il disco mi sono reso conto di avere fra le mani l'opera più `cinamatografica` di Roberto Fega (che, comunque, `cinematografico` lo è sempre stato). Se il riferimento principale sembra stare in quello che i francesi definiscono come `cinéma pour l`oreille`, l`interpretazione che ne dà Roberto Fega mi sembra essenzialmente legata alle periferie romane e trova un parallelo cinematografico `reale` nel Pasolini di film come “Uccellacci e uccellini” e “La ricotta” o in suoi allievi come Sergio Citti. E questo, la capacità di raccontare brevi storie sonore, avviene non solo quando l`autore fa uso di dialoghi umani ma anche quando, in Graffiante, La serenità del dubbio e Rifaccio il bucato, propone materiali più propriamente `musicali` o manipola le `ricette` di Paolo Angeli. Fega è proprio come un cuoco che si accinge a preparare una matriciana. Seleziona gli ingredienti, li frantuma in pezzetti più o meno piccoli e li riassembla nelle giuste dosi. E prima di servire c`è bisogno di una buona spruzzata di cacio pecorino, roba dal gusto forte, come in Insurgente dove un ostinato di contrabbasso (Matteo Bennici) fa da sfondo ad un discorso della Sub-comandante Estrella: «Buenas tardes a todos Hermanos y hermanas, por mi voz abla la voz de l`esercito zapatista de liberation nacional...». La stoccata finale (Quando la Cadillac si fermerà : a base di un delizioso ritmo elektro e sfiziosi arabeschi di trombone) è un pezzo che, se solo il mondo girasse per il verso giusto, non dovrebbe avere rivali nella classifica delle canzoni più ascoltate in questa primavera/inizio estate. Roberto, fai qualcosa!
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