Obsolescenza Programmata giunge al terzo atto dopo i due precedenti cd “Improvvisavi” del 2003 e “Musica Per Esposizioni” del 2004.
Questo “Detrito” sin da subito chiarisce che di acqua sotto i (loro) ponti ne è passata parecchia, la formula che caratterizzava le precedenti uscite (sostanzialmente un noise atipico scosso da derive percussive industriali), subisce in questa occasione, un potente raffreddamento che lascia intravedere, un`originale formula espressiva che, se giustamente calibrata nelle sue componenti, potrà sbocciare in una perversa forma canzone non troppo distante per sentire; dai bozzetti chiaroscurali degli indimenticabili Madrigali Magri.
Il gruppo assorbe e sputa in faccia all`ascoltatore materia convulsa grumosa, siamo dalle parti di una New York al tramonto (ma potrebbe anche esser Berlino...), spettri Sonic degli albori che si agitano distanti, percussioni reiterate e tribali a far da ponte fra sensibilità post-punk ed assalti frontali.
Cupo, irrimediabilmente cupo, ascolto “Detrito” ed il parallelo converge e si focalizza sulla glaciale intransigenza dei Godflesh di “Streetcleaner”, lente peregrinazioni lungo ambienti in rovina.
Il trittico iniziale è da manuale.
Lullablues/De.Intro, una bellissima canzone carezzata ed incubica fatta di poco e nulla, una contrazione nel sonno, nervi a riposo e tensione ambientale, Dance Hell un tendine in costante e sfiancante azione/rilascio energia, Test Dept in controluce, movimentazione paranoide dell`animo; Ausfahrt dalle parti di un noise irregolare che è gioia pura per chi apprezza le istanze di “Tragic Figures” dei Savage Republic.
Intriga ed affascina questo percorso, ingloba con visione obliqua derive statico/isolazioniste e perentori scatti rabbiosi, un meccanismo inceppato in ripetizione infinita che lascia le chitarre e l`armamentario elettro-acustico a galleggiare un pelo sotto la superficie plumbea.
Suono che si arena cetaceo in spasmodica, boccheggiante, ricerca ossigeno, una spinta propulsiva nichilista in fase di decelerazione, intransigenza espressiva in fase di disgregazione cellulare.
Materia viva che si dibatte ai bordi di un paesaggio deserto cotto dal sole (Wavindha).
Scorie no wave secche e livide, ripetizioni alienanti e mantra meccanizzati, voci strascicate disperse in un`oasi di silenzio ronzante, una coltre di ghiaccio che si accumula sugli strumenti; l`assalto che si dissolve nell`osservazione ad occhi sbarrati.
Sensualità perversa (la bellissima Wavindha).
Grandi pesci luminosi che si aggirano nell`ombra a profondità impressionanti.
La prospettiva angolare che adottano può riservar future sorprese, nel frattempo questo è men che ottimo antipasto; tifiamo per loro.
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