Quella della Pentolino's Orchestra non è nè tafelmusik nè musica sinfonica, bensì un rock delle radici ben amalgamato e altrettanto ben suonato, in equilibrio non perfetto (ma comunque stabile) fra tradizione inglese e tradizione americana e dove, ai bordi del suo oscillare, metterei come parentesi Syd Barrett da una parte ed i grandi e misconosciti Railroad Jerk dall`altra: dal primo il modo stralunato di alcune canzoni (I Can Bark e Mikugaya su tutte) e dai secondi qualcosa nella voce e lo stile sincopato della scrittura (Happy As Mark Davies Smiles e Maccaroni & McEnroe). Chiaramente, trattandosi di roots-rock, i riferimenti non terminano qui e possono continuare con il country stravolto dei primi Meat Puppets o la nu-psichedelia dei Thinking Fellers Union Local 282 (al cui chitarrista proprio Happy As Mark Davies Smiles è dedicata). I Pentolini sembrano soprattutto voler giocare sulla varietà di situazioni ed atmosfere e i loro brani, pur racchiusi tutti all`interno di un modello base ben riconoscibile, vanno da un quadretto acustico acqua-e-sapone (Life In Office) ad una song a base di voce, organetto, lastra metallica e poco altro che avrebbe fatto la sua figura in “Swordfidhtrombones” di Tom Waits (****). Il tutto passando attraverso la riproposta di quelli che ormai da tempo sono dei cavalli di battaglia nei concerti: Acid Boogie Girl, Making A Mess e la splendida I'm Not This Kind Of Man, psichedelia acida che sul palco si presta a trampolino di lancio per lunghi voli pindarici. Ancora di bella fattura sono la cavalcata western All That I Hate e le sognanti californierie del trittico finale. Il tutto viene cucito insieme dai Perros, bizzarri episodi strumentali a volte folli e sconclusionati (Perros Play With My Favourite Band) e altre dolcissimi (Perros In Vaiano Valley). Le registrazioni sono d`impatto e mantengono l`immediatezza dell`evento pubblico, anche quando viene fatto uso di sovraincisioni o di registrazioni d`ambiente. Pur non facendo fido nè sulla forza travolgente di Samuel Katarro nè sulla scioltezza spumeggiante dei Baby Blue, chè viceversa la sua vena è introversa e contorta, Paolo Moretti (che è autore di tutte le canzoni) rappresenta comunque uno dei punti fermi della rinascita musicale fiorentina.
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