Dico solo che ascoltando questo disco mi è venuta voglia di suonare la tromba. Ci sono molte persone e moltissimi giornalisti che pare ne abbiano le palle piene del così detto post rock, ed in molti casi non si può dare loro torto, dato che di cloni di Mogwai e GSYBE non se ne può più. Però tra in gli appartenenti al genere ci sono anche formazioni quali i The Drift, al loro secondo album (escludendo diverse presenze in compilation), a distanza di tre anni dall`ottimo Noumena. Tra i loro amici e collaboratori troviamo i prolifici Tarentel ed i compagni di etichetta Mono ed Explosions in the Sky, dei quali i nostri riprendono la magniloquenza a volte un po` pomposa ed eccessiva che pare essere stilema del post rock in sé, senza però abbandonarvisi eccessivamente.
Sarà forse perchè tra le loro influenze annoverano lo swing, l`afro, il dub (non molto, a dire il vero) e le ritmiche `morbide` in generale, i cui tempi poco si addicono alle tipiche cavalcate rock dei compari, con i quali invece condividono certe atmosfere sospese da `lunga intro di tensione`, come l`apertura di Lands End, forse il capolavoro del disco, sebbene non il brano più originale. Apre appunto la tromba di cui vi parlavo in apertura, con cinque ripetute note da strappare il cuore, sulle quali si innesta una chitarra straripante di delay (ecco i GSPYBE) ed un`altra ritmica assieme al basso. Accanto, la batteria attende facendo vibrare i piatti, per poi partire decisa dopo ben tre minuti di questa deliziosa attesa. Il brano cresce per dieci sontuosi minuti, si ferma di nuovo, riparte in una nuova forma. E`, per l`appunto, post rock, ma del migliore, per cuori ancora un po` sdolcinati, un po` da new wavers forse, ma con una tecnica ed una varietà di soluzioni melodiche vicina al jazz, che emerge in particolare nelle prime anch`esse bellissime tracce. Complimenti.
Nota: sull`LP è presente un brano di undici minuti escluso dalla versione CD in nostro possesso. Accidenti a loro e alla loro etichetta.
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