Scazzato, arrogante, irriverente, grezzo, intelligente. Questi i principali aggettivi che mi sono passati per la testa ascoltando questo che è poco meno di un disco, ma molto più di un demo. Gli autori due ragazzi toscani che dedicano il loro progetto al pittore olandese del primo novecento e definiscono la loro musica 'minimal rock'. Definizione che ci sta tutta, sia per le sonorità di due voci secche, di una scarna strumentazione fatta di una chitarra ruvida, batteria ed alcune sonorità elettroniche in bassa fedeltà , ma soprattutto in virtù di una riuscita tendenza negli arrangiamenti a togliere quanto si potesse togliere e a non cercare mai strutture complesse.
I cinque brani arrivano diretti, alcuni meglio riusciti di altri (Vecchia Scuola e Quest`Era Asseta quelli che ho preferito), e tutti spiccano per dei testi che 'hanno un senso' anche nel loro apparire sfrontati e caustici.
Nelle note all`interno della confezione (curata benissimo e coerente con tutto il tono della proposta) si 'giustifica' questa pubblicazione come incoraggiata dalla sensazione di 'avere qualcosa da dire'. Se i due avessero bisogno di conferme al riguardo io gliele offro volentieri, è certo una piccola cosa, ma spero possa servire a perseverare su questa strada, la credibilità è un imprescindibile punto di partenza.
|