Avevo già molto apprezzato la versione originale di "Moraines" quando era uscita per la Twenty Heartz dello stesso Bradley. L'inglese, per chi non lo sapesse, varia una buona serie di collaborazioni ed uscite fra cui anche un cd su and/or; Cria Cuervos, invece, nonostante una serie di cdr su etichette di livello come Afe, Taalem, Mystery Sea è alla prima uscita stampata. Come già mi era capitato di scrivere, la suite da cui prende il nome è davvero molto bella, tanto che se proprio bisogna fare un appunto è che dividendola in due tronconi ne avrebbe giovato l'ascolto e merita davvero di essere ascoltata perchè Bradley e Maggi si sono bilanciati perfettamente tanto che l'ostinata ossessività e l`assenza di linee melodiche del secondo è compensata da un lavoro di Bradley che, partendo dai suoni dell`italiano, va spostando i pezzi del collage ricoprendoli di una patina degna dei miscugli sperimentati da Rothko per trovare dei colori e dei giochi di luce particolari. 'Musica materica' ed astratta? Forse sì, ma non ho menzionato Rothko a caso, infatti direi che sotto sotto c'è del calore ed in questo caso la quantità di drone che vanno a lambire le frequenze elettroniche, i suoni ambientali e le field-recordings sono caldi e nonostante non si tratti per la maggioranza di droning particolarmente melodici, siamo molto distanti sia dalla sperimentazione più pesante che dai suoni con quel retrogusto simil industriale/dark ambientale. In un certo senso cercando dei nomi per identificare meglio questo lavoro sarei molto tentato di parlare di Asmus Tietchens, Organum, Nurse With Wound, ma anche di Steve Roden e Dale Lloyd... parlando di alcuni dei più conosciuti. Definizione del suono splendida e tutto spazializzato ad hoc perchè l'ascolto diventi un viaggio a tutto tondo (ragion per cui forse l'idea della traccia unica è molto più funzionale di ciò che ho proposto a inizio recensione). A differenza del disco originale, la ristampa uscita su Small Voices si fregia di sedici ulteriori minuti di reinterpretazione firmata da Andrew Liles. Quest'ultimo tiene fede alle atmosfere rendendole ancora più plumbee e giocando con i sali e scendi dei suoni in modo sapiente (non per nulla parliamo di uno che annovera collaborazioni che vanno dai Current 93 ai Nurse With Wound fino a Colin Potter). Liles si concentra su di una traccia che si muove molto lentamente ed in cui il suono base che pulsa per quasi tutta la metà della traccia finisce per lasciare spazio a delle risonanze che prima venivano soffocate sul fondo. In questa 'serenata per un polmone d'acciaio' l'inglese sfrutta molto i riverberi e gioca con il senso della distanza per poi uscire di scena con un piano che più contemporaneo di così si muore. Un lavoro denso e molto rigoroso non solo nell'autodisciplina ma anche nell'atmosfera che propone a chi l'ascolta.
|