John Butcher. Tipo strano. Sicuramente sperimentatore, ma situato in una specie di terra di nessuno. Laddove molti suoi contemporanei soffiano negli strumenti per non ottenere alcun suono, o suoni minimi, lui sembra poter ottenere un bel suono corposo, e volendo melodico, anche senza toccare lo strumento (stò chiaramente estremizzando ma non sono affatto distante dal vero). Sicuramente jazzista, ma ben in armonia anche con musicisti di estrazione diversa, quali possono essere l`elettronico Toshimaru Nakamura o il chitarrista rock Andy Moor. “The Geometry Of Sentiment” è il suo settimo disco in solo (considerando “Huddersfield Prospects” pubblicato per la net-label 7hings e non considerando la compilation collettiva “Horn_Bill” pubblicata su Matchless) ed il secondo su Emanem (a seguire “Fixations (14)” del 2001). Ad esclusione delle prime due piste, registrate in Giappone all'Oya Stone Museum nel 2004 (lo stesso ambiente dove Butcher aveva registrato parte di "Cavern With Nightlife" nel 2002), il CD è stato assemblato con improvvisazioni provenienti da manifestazioni concertistiche tenutesi nel corso del 2006 in alcune città del triangolo franco-anglo-germanico. Da Butcher non è certo lecito attendersi delle novità , dal momento che si tratta di uno strumentista dal linguaggio ormai consolidato, ma a dispetto di ciò egli riesce quasi sempre ad esprimersi ai massimi livelli. Quello che esce dai solchi di "The Geometry Of Sentiment" è un linguaggio enciclopedico che travalica la scuola prettamente inglese, per andare a posarsi dalle parti della new thing più sanguigna o addirittura ai limiti di un fraseggio più calorosamente classico alla Coleman Hawkins / Archie Sheep (quando affronta il sax tenore) o alla Sidney Bechet / Steve Lacy (quando affronta il sax soprano). Questo non vuole affatto dire che mancano sequenze di suono circolare, come comanda maestro Evan Parker, o scaramucce con il feedback (A Short Time To Sing e Soft Logic). In pratica il contenuto rispetta il titolo e presenta una musica ad alto contenuto tecnico ma non per questo priva di una sua irruente passionalità . Ed ecco che, dopo aver ballonzolato per il ring, mi trovo stretto all`angolino con il pubblico che rumoreggia: «non fare il cazziusclay e dicci se il disco è da comprare o no?». La risposta è positiva, sempre che apprezziate il musicista in questione, e con questo non credo di aver altro da dire.
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