Autore disco: |
Astro // Pee In My face With Surgery // Golden Cup |
Etichetta: |
8mm (I) |
Link: |
www.8mmrecs.com |
Formato: |
CD-r // CD-r // cassetta |
Anno di Pubblicazione: |
2007 |
Titoli: |
1) cosmic mosque on the magical mountain top // 1) 222 2) zzxXxzz 3) prairie song 4) acamaunconcious 5) preem 6) random people get gore 7) shit down my neck with therapy 8) girlslikeus 9) magda paper bird impression 10) okilled 11) pea surgery 12) be nice // latoA) angels camp - the whys of sea - blumun latoB) panavision
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Durata: |
41:57 // 48:42 // 20:00 circa |
Con: |
Hiroshi Hasegawa // Jaime Fennelly, Fritz Welch, Wayne McCann & Erick Mitsak, Peema$ter, Asa Djinnia (Tarek Atoui & Uriel Barthélémi), John Seden, 2 wick to you, Naval Cassidy, Crank Sturgeon // Luca Massolin
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ottimi |
x Alfredo Rastelli |
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Trittico di uscite per la 8mm di Luca Massolin, etichetta ormai lanciatissima nel panorama che conta (non quello del festival di Sanremo o dei festival bar, ci mancherebbe altro); internazionalizzazione che si compie con la pubblicazione dei dischi di Astro, progetto di Hiroshi Hasegawa, già nei mitici C.C.C.C., e i Pee In My face With Surgery, ovvero Jaime Fennely e Fritz Welch dei PSI/Peeesseye. Poi ci sarebbero i Golden Cup, ma ne parlo subito dopo. Innanzitutto, “cosmic mosque on the magical mountain top” degli Astro, cd-r in edizione limitata a 150 copie, è una cavalcata space di quaranta minuti per synth-solo; un`inarrestabile ondata di suoni cosmici, fasci di luce psichedelica, kraut-rock, noise, minimalismo e massimalismo sonico. Ci si allontana dalle caustiche suite dei grandi C.C.C.C., o meglio, il marasma dei suoni di quella band è adesso qui riproposto come parte di un unico corpo stratificato, quasi monolitico, sebbene sia ricco di particolari e trovate soniche, e forse, in definitiva, anche più accessibile del gruppo madre.
Confezionato nel solito bel artwork di Luca Massolin, i Pee In My Face With Surgery, con “Urine cakes” portano alla luce un lavoro di collaborazione/imitazione da loro più volte auspicato. Che Fennelly & Welch avessero tendenze dissacratorie ne avevamo avuto sentore ma in questo progetto rischiano di abbattere la soglia del pudore (e non mi riferisco al tipo di dolce di cui al titolo del disco). I due hanno invitato un tot di amici, a cui hanno messo a disposizione metà disco, a coverizzare la formula a base di elettronica harsh e noise già degli PIMFWS; l`altra metà del cd resta ad appannaggio dello stesso duo che si è prodigato nella realizzazione di composizioni originali. Chi meglio dell`altro? Difficile dirlo: tutto il disco è un incubo lynciano e in più di un occasione i pezzi nuovi non si distinguono dalle cover. Certo, quando subentrano alcuni ospiti il tutto si fa più musicale (vedi le chitarre arabeggianti e folk di 222 di Wayne McCann & Erick Mitsak e prairie song di Peema$ter, il cut-up `melodico` di pea surgery ad opera di Naval Cassidy e l`avant di magda paper bird impression di 2 Wick To You), per il resto, quando salgono in cattedra i PIMFWS, tutto si fa più inquietante (addirittura da manicomio è shit down my neck with therapy di John Seden). Dietro l`apparente gratuità noise, si scorge però un`impronta avanguardista (la tesa zzxXxzz, random people get gore, girlslikeus) come se i Melted Men incontrassero Runzelstirn & Gurgelstock. Il cazzeggio, che pure sembra affiorare di tanto in tanto, ha il pregio di evitare che li si prenda troppo sul serio. Non è un disco facile, bisogna calarsi nell`ascolto con i migliori propositi, assaliti, come si è, da bordate di noise, voci strazianti e passaggi da veri e propri criminali del suono. Ma in un`epoca in cui anche Merzbow è stato sdoganato ai più, i Pee In MY Face With Surgery rischiano di avere assicurato un futuro ricco di soddisfazioni. Personalmente ho gradito molto.
Veniamo adesso a Golden Cup, progetto solista di Luca Massolin, che debutta nel formato cassetta (dalla splendida confezione, s`adda dire) con “Eye Myth”, elaborato per tastiere, voci ed ..... acqua(!). Il fascino dell`analogico si sprigiona in tutta la sua bellezza, agevolato dalla bellezza cristallina di queste quattro composizioni, in cui l`elettroacustica (angels camp), la psidechelia (il crescendo di the whys of sea), i drones ( blumun e la lunga panavision) si sposano a meraviglia con la melodicità incantatrice delle tastiere, corollario perfetto per questa piccola magica opera senza tempo (o attraverso il tempo). Complimenti.
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