Dopo l`exploit di “All Cracked Medias” Dean Roberts sembrava aver perso la strada maestra, o almeno così credevo fin quando l`ottimo esordio degli Autistic Daughters non era piovuto dal cielo per farmi cambiare idea. E con questo secondo capitolo il trio migliora addirittura il proprio status, attraverso una radicalizzazione del suono che porta le progressioni low core del disco precedente a farsi più oscure, contorte ed `infrantumate`. Già dal primo impatto ho pensato ad un David Sylvian meno piacione, cioè mondato da tutta la leziosità che lo accompagna sempre come una corte i redifrancia, ma un amico (forse più lungimirante di me) ha visto in queste trame un Mark Hollis in preda ad un forte tormento... seguendo la strada dei riferimenti ci sarebbe però da andare lontano e nell`acidità di Uneasy Flower sembra di sentire i Thin White Rope che viaggiano alla velocità dei Codeine. E addirittura la lezione degli AMM sembra essere ben presente nelle tessiture del trio austro-neozelandese. La voce di Roberts appare impastata, ubriaca e drogata, e intorno ad essa appaiono come esaltate le qualità di Brandlmayr alla batteria, di Dafeldecker al contrabbasso, dello stesso Roberts alla chitarra e di Abrahams al piano (quando è presente). E` come se il tutto venisse filtrato attraverso una sfera di cristallo in grado di rendere le atmosfere altamente irreali e di esaltare finanche i più piccoli particolari o, meglio, è come una di quelle visioni-incubo che assalgono coloro che stanno in uno stato febbricitante ai massimi gradi. Ce ne sarebbero altre di cose da osservare, fin troppe, ma in fondo l`unico fatto che conta davvero è che “Uneasy Flowers” (titolo bellissimo e pienamente azzeccato) è uno di quei dischi che viaggiano con tre passi di anticipo. Non averlo è un delitto.
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