Molti di coloro che suonano musica sperimentale e che fanno ampio uso del computer spesso hanno un background musicale (inteso in senso stretto) piuttosto ristretto e certo non di tipo accedemico, e non che questo sia necessariamente un male, anzi a volte aiuta a liberare la creatività . Giulio Aldinucci, in arte Obsil, è invece tra coloro che hanno studiato note ed accordi, e la cosa emerge molto chiaramente in questo suo primo lavoro ufficiale, “Points”, in sostanza non lontano dalle prove di blasonati artisti stranieri del giro U-Cover ma con in più, appunto, un`attitudine melodica molto spiccata.
E` stato disco Top su queste pagine il bellissimo “Madoromi” della giapponese Sawako, e possiamo dire che per qualche aspetto “Points” lo segue da non troppo lontano (tra l`altro il disco è uscito nel 2006 ma solo ora lo recensiamo, con la consueta calma). Certo, rispetto alle opere di Sawako qui manca l`estremo equilibrio ed il minimalismo spinto all`eccesso (cosa che può peraltro piacere o meno): nel disco di Obsil compaiono anche ritmi, sebbene mai troppo dichiarati, picchi glitch, fraseggi di piano armoniosi quanto potrebbero essere quelli di un Einaudi, il tutto mescolato in una serie di brani brevi (solo uno si avvicina ai cinque minuti), sempre ricchi di frequenze e cambi, in modo da non stufare l`ascoltatore.
E` una musica infatti che ha forse il difetto di non osare molto, ma l`enorme pregio di andare incontro all`ascoltatore, senza volerlo stupire a tutti i costi. Una sorta di pop sperimentale, etereo e `colto` (per quel che può voler dire questa parola) nel suo avvicinarsi strutturalmente alla musica contemporanea, senza abbandonarsi agli eccessi che troppo spesso la contraddistinguono.
Bellissima Sui tetti, dove le tastiere (spesso troppo presenti in altri brani) lasciano spazio a suoni acustici dalla incerta provenienza, ed ideale per una colonna sonora la conclusiva Stasi di tigli, con il suo ritmo incessante e non scontato.
|