Disco di rara bellezza, questo del nord irlandese Darren McClure. Field recordings resi irriconoscibili - o quasi - tramite trattamenti elettronici e scomposti, frammentati, assemblati in nove tracce poetiche e rilassate in uno stile molto vicino ai soundscape dei Minamo, ma pur conservando un gusto personale. Fa quasi strano pensare che non vi siano strumenti suonati nè toni generati elettronicamente, ma che invece tutto il materiale contenuto in "Soften Edges" (titolo azzeccatisssimo) sia di origine acustica ed analogica.
A tratti ricorderebbe anche il nostrano Adriano Zanni/Punck, non fosse per una maggiore serenità che traspare dalle tracce dell`irlandese rispetto alle più cupe frequenze del ravennate.
Nessun brano spicca su altri, e le tracce del disco, tutte di durata intermedia (nessuna oltre i sette minuti) sembrano costituire un flusso ininterrotto e soave dove solo raramente affiorano asprezze inaspettate (Pink River) o aperture ambient (Lab Pin).
Un artista forse non esattamente da avanguardia, ma certo da tenere d`occhio.
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