Quando alla fine degli anni `60 uscì “3 Compositions Of New Jazz”, disco d`esordio di un ancor giovane Anthony Braxton, fece l`effetto di un flash puntato nel futuro. Tutto in quel disco, dalle soluzioni sonore alla formazione strumentale che faceva a meno della classica accoppiata ritmica contrabbasso/batteria, sembrava rompere con il passato, anche con quello più recente della new thing. E` quindi logico e legittimo ritrovare nei dischi di chi intende fare del nu-jazz riferimenti e referenze in quello storico lavoro. E questi due CD, pur nelle loro evidenti differenze, ricalcano il disco braxtoniano già a partire da due formazioni molto simili: triangolazioni a base di fiati, violino e percussioni, nel primo caso, e fiati, violino più piano preparato nell'altro. In secondo luogo è evidente l'ampio spettro timbrico dovuto ad un multistrumentismo moderatamente esuberante. Ma le due formazioni si fanno anche carico di uscire da quell'autismo che recentemente aveva colpito molti collettivi e molti strumentisti in ambito d'improvvisazione radicale.
E le differenze fra i due gruppi, pur con i presupposti di una genesi comune, sono comunque enormi.
I Giants Of Gender di Cleveland limano le spigolosità geometriche del linguaggio braxtoniano e le stemperano in una musica sensuale e sostanzialmente melodica e molto fluida, complice il frequente utilizzo di un vibrafono e di sonorità basse e lignee nei fiati. Il loro è una specie di post-impressionismo dalle forti ascendenze popolari, tutto giocato su timbri pastello e su interventi strumentali che, più che incastrarsi, scivolano l`uno sull`altro. Sentiremo sicuramente riparlare di loro.
I tedeschi Treuheit, Irmer & Wissel tendono invece a evidenziare gli spigoli e le geometrie, senza sbavature. Picasso e non Miró. La loro musica è più tecnica, schizzata e aspra, sembra fare l'occhiolino alla glacialità di molta classica contemporanea e pare segnata dall'utilizzo privilegiato di frequenze alte. Scale e incastri rispondono ad una perfezione che può apparire artificiosa, ma è tuttavia il frutto di una perizia strumentale acquisita dai tre in anni di frequentazioni nel gotha della musica improvvisata europea.
I due dischi sono quindi consigliati, seppure mi sembra possano essere apprezzati da due tipologie diverse di pubblico: il messaggio dei Giants Of Gender è perfetto per venire recepito dal pubblico affezionato ai piccoli club mentre il trio teutonico sembra essere più a tono con un pubblico da teatro o legato ai festival ufficiali(zzati).
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