La Buridda è una sorta di zuppa di pesce dagli ingredienti molto vari e dalla lunga e complessa preparazione. Non fraintendetemi: non sto cercando di imitare biecamente le fantasiose recensioni miste a ricette della rubrica di Giovanni Linke sul Mucchio: qui i dischi di cui parliamo prendono davvero il nome da tale prelibato piatto ligure. Certo, ad essere più precisi, il nome Buridda è poi quello del locale nel quale i gruppi in questione hanno suonato. Trattasi del L.S.O.A., ossia di un Laboratorio Occupato Auto Gestito, definito nelle note «una realtà che, negli ultimi quattro anni, ha offerto spazi importanti a chi cercava nuove possibilità di fare arte». Nobile e difficile proposito, in una città italiana come Genova nella quale i locali `buoni` chiudono (o vengono fatti chiudere) uno dopo l`altro. Ode dunque a chi questo posto lo tiene in vita e a chi contribuisce a diffonderne il verbo, in questo caso i due volumi titolati appunto “Buridda”, che raccolgono tracce (per lo più già edite) di gruppi aventi come solo punto comune l`aver suonato lì ed essere genovesi.
Vi troviamo quindi nomi noti come i Vanessa Van Basten, con il loro post-metal raffinato, gli straordinari Calamito dalle cangianti sfumature jazz, gli sperimentali St.Ride con il loro raffinato amalgama di suoni elettro-acustici, il glitch pop delicato dei Japanese Gum. Accanto a questi troviamo nel Vol.1 altri artisti più o meno noti dentro e fuori dal giro, tra cui un ottimo Fabio Zuffanti (un piccolo capolavoro la sua Buridda!, title track esclamativa), dei promettenti post-rockers Dresda, l`hardcore evoluto dei Cut of Mica, il gran pop con coretti gospel dei Kramers, l`hip hop scomposto di GRMX dei Cartavetro e quello da possibile teen-ager-hit degli Hiroshima («come Dante la nosta arte è di descrivere l`inferno» - no comment ma può scalare le classifiche). Nella seconda delle compilation invece spicca il country rock & roll dei Motorcycleriene, l`ottimo jazz nervoso degli Unsolved Problems of Noise ed i coretti su chitarre acustiche da folk apocalittico della bizzarra Neve su di Lei.
Qui e là anche del banale indie-rock che lascia il tempo che trova, ma in ogni zuppa ci sono ingredienti che rispondono a gusti diversi, e c`è chi scarta questo e chi scarta quello.
Nel dubbio, vi consiglio di dare un bell`assaggio a questi due validi dischi (pare ne siano già in preparazione anche i Vol.3 e 4), che si chiudono con l`industrial prima maniera condito di umorismo di Hipurforderai, che in uno dei suoi bislacchi campioni vocali ci spiega anche, finalmente, come si prepara `sta buridda. In dialetto genovese però.
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