Autore disco: |
Antonio Testa |
Etichetta: |
Faria Records (RUS) |
Link: |
www.antoniotesta.info |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2007 |
Titoli: |
1) Rahièn 2) Xibalba 3) Inframundis 4)Moon 5) Natural Stones 6) Pachamama 7) Celestium 8) The Cave 9) Asmaghiti 10) Stalagmite
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Durata: |
65:42 |
Con: |
Antonio Testa, Stefano Musso €žAlio Die“, Rahièn Testa, Susana Beatriz Alvear, Vincenzo Morgillo, Daniela Risser, Lupo Pasini, Maurizio Dall'Olio |
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Un`esperienza musicale ed ecologica |
x Alberto Carozzi |
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Antonio Testa pone sempre la natura al centro delle sue indagini come fonte di inesauribili risorse sonore, ora attingendo a tradizioni secolari ora in veste di esploratore fra gli elementi del patrimonio terrestre, e nella consequenzialità di questa mappa la conoscenza si rimette in gioco in forma di elaborazioni musicoterapiche che rappresentano una parte fondamentale della sua attività .
Quest'album è la più ecologica fra le testimonianze che consegnano la natura al servizio dell'uomo. Non ne chiederemo conto al suo autore, abile nel condurre un'entità caotica in un recinto di armonie ed evocazioni, forte di un'esperienza ultraventennale nel campo della ricerca sul suono ma soprattutto del suono, ovunque esso sia, unico ed irripetibile. Proprio irripetibile no, trovandoci con questo lavoro (come in quasi tutta la sua discografia..) in presenza di uno spettro di documenti registrati in differenti esperienze ed assemblati per creare un cosmo che riflette la grande sensibilità di Testa con il contributo di preziosi compagni, non ultimo Alio Die, con il quale ha già condiviso altri progetti sempre fedeli a questo percorso.
Le dieci tappe che compongono Inframundis offrono un nuovo suggestivo tassello a questo mosaico delle infinite possibilità , ruotando attorno ad una ricerca timbrica svolta nientemeno che su formazioni di stalattiti e stalagmiti scovate chissà dove e qui tradotte in autentici strumenti percussivi dotati fra l'altro di sorprendente espressività , supportati poi da un contorno sonoro a creare un`ideale ambientazione fatta di riverberi, risonanze, rumori d`acqua e sgocciolii e passi e presenze racchiuse nelle profondità .
Non si tratta tuttavia puramente di una sequenza di field recordings, già per la delicatissima performance di Testa, ma anche per la presenza quasi costante sullo sfondo di suoni sintetici che ben si prestano a plasmare e abbellire un immaginario già molto ricco. Una scelta questa che infonde nell'ascolto un carattere fortemente meditativo, senza il quale - parere personalissimo - il disco sarebbe sopravvissuto benissimo anche se con tutt'altra peculiarità . I momenti più scarni risultano anche i più intensi e stranianti, sicuramente i meno facili. Testa se ne prende cura e prepara man mano alla solitudine finale, attraverso alcuni passaggi che ne anticipano l'ineluttabilità : nella title-track per esempio veniamo solo sfiorati da un fugace drone, come una folata che taglia in due lo smarrimento circostante. O in The Cave in cui le presenze sono solo ombre ed echi. Nei dieci minuti conclusivi (Stalagmite) l'ascoltatore viene lasciato quindi in totale solitudine senza alcuna sorta di guida ad umore e respirazione, a coronamento di un'esperienza ben costruita e molto consigliata.
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