S`è scritto a più riprese di Akio Suzuki (vedi le recensioni a “Odds And Ends” e “Résonances Ossip Zadkine” negli archivi relativi all`anno 2005) e quindi s`è già detto dell`inventore di strumenti e di sistemi per la ricezione del suono, oltrechè del musicista e dell`improvvisatore. In questo CD, rispetto alle due raccolte citate, sembra esserci maggiore coesione; la scaletta, ad esclusione di una pista segnata dai suoni di una bottiglia, è fatta da brani nei quali si alternano l'uso di un sistema che `scherza` con gli echi (la serie Analapos) e l'uso di un`armonica in vetro (la serie De Koolmees), con confluenza dei due sistemi nell`ottava pista. Un`ulteriore grado di consequenzialità è dato dal fatto che sia l`apertura sia la chiusura sono musiche commissionate dal “Yokosuka Museum Of Art”.
Cos'altro dire di questo straordinario musico, uno dei pochi i cui dischi si possono acquistare a scatola chiusa senza correre il rischio di prendere fregature?
Ho visto la Pagoda Shwedagon a Pegu, in Birmania, nei suoi 98 metri di altezza. Stavano facendo dei lavori di mantenimento e la facciata era interamente coperta da una impalcatura in bambù, qualcosa di imponente e incredibile, nella sua eleganza e nella sua apparente fragilità ... solo apparente, chè la sua resistenza era senz'altro superiore a quella delle più imponenti impalcature in metallo. E pure sembrava non contrastare con gli elementi della natura, ma assecondarli ed essere una parte di essi. La musica di Akio Suzuki è come quell`impalcatura e dietro ad un`apparente gracilità nasconde una solidità inattaccabile. E` facile immaginarla assecondare un refolo di vento, scivolare con esso, avvinghiarlo e giocarci insieme a far tintinnare una campanula. Così come è facile vederla giocare con le foglie decidue in caduta libera. O con l'acqua che scorre libera. O con il canto degli uccelli.
E` una musica prossima a quella delle arpe eolie, con una sua essenza romantica, e di una purezza rara esaltata dall`ottima registrazione.
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