Conobbi Andrea Marutti parecchi anni fa grazie ad un glorioso negozio, chiamato Fluxus II, che ebbe il coraggio di tentare la via di vendere musica sperimentale ed estrema in quel di Milano, peraltro in una zona tutt`altro che centrale. I proprietari, dai quali mi lasciavo consigliare volentieri, mi sottoposero “Twilight Last Gleaming”, ad opera di tal Never Known, nome che per me corrispondeva precisamente alla scarsa conoscenza che a quei tempi avevo di certe derive estreme dell`ambient.
Il disco mi colpì profondamente per il suo incedere lentissimo e per le sue atmosfere sempre ad un passo dell`essere cupe, ma mai così tetre da sconfinare nella più facile dark ambient o nell`isolazionismo. Nel mantenersi in qualche modo leggera, quasi soave a tratti, nel suo far proprio lo spleen della new wave (più tardi scoprii che i Durutti Column erano tra le ispirazioni di Andrea), quella musica mi calmava, commuoveva, rilassava ed affascinava. Solo anni più tardi, ad scolti più attenti, mi resi conto anche di quanto ricca era quella che non poteva forse più essere considerata semplice ambient, dato il suo stratificarsi in livelli tipici invece di generi musicali forse più `colti`.
Oggi Andrea Marutti pubblica a proprio nome questo disco, abbandonando la propria etichetta e la fidata Eibon che finora aveva supportato molti dei suoi lavori, per approdare alla rinomata Nextera (tra gli altri in catalogo Hafler Trio, Lustmord, Klaus Wiese e Mathias Grassow) con un disco che riprende tutto quanto detto a proposito del progetto Never Know, ma affinando ulteriormente le armi del passaggio lieve tra un suono ed un`altro, ricoprendo dei soliti riverberi paesaggi acquatici e droni infiniti, creando climax invisibili ed emozionanti.
Un disco splendido, da ascoltare nel misterioso transito tra la veglia ed il sonno.
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