“Fingering An Idea” è un album perturbante e profondo. L`insieme in cui può essere inserito è quello del minimalismo, Terry Riley, Charlemagne Palestine, Glenn Branca. Il disco si presenta come un doppio CD: il primo CD, chiamato “Dexter”, contiene delle suite per un ensemble di sei cornamuse e per cornamusa sola, nel secondo, chiamato “Sinister”, vengono rielaborate delle vecchie registrazioni di chitarra elettrica e acustica, effettuate dal vivo a New York nel 1987.
Mi sembra che i due dischi che compongono l`album siano profondamente differenti. In “Dexter” le cornamuse producono dei lunghi bordoni monofonici o pedali doppi, che ricordano i lavori di Phill Niblock, o reiterano dei droni, delle unità minime, alla maniera di La Monte Young, Tony Conrad o Brian Eno. L`effetto è potentemente ipnotico, estatico, quasi una tecnica mistica da raga indiano. Nello specifico, il quarto pezzo, forse quello più rappresentativo, è esplicitamente orientato verso l`abbandono mistico, possiede un carattere ieratico e solenne, trasporta l`ascoltatore lontano dalle cose terrene e creaturali, priva la materia musicale della sua corporeità più pesante e conferisce un senso di immaterialità . A differenza di altro minimalismo, questa non è musica per ascensori o per aeroporti, ma accompagna il fruitore in un itinerario mentale che richiede una profonda partecipazione, e forse anche un certo impegno. La sequenza dei brani traccia una linea di fuga, prima dal presente, poi dall`occidente, infine dal mondo.
“Sinister” è un lavoro più nervoso, agghiacciante, un lavoro che non parla nè al cervello, nè allo spirito, ma agisce direttamente sui nervi. Il chitarrismo di Watson ricorda più quello di Derek Bailey o di Keiji Haino che quello di Glenn Branca; la musica risulta discontinua, spigolosa, capricciosa. A volte la chitarra si incanta e rallenta producendo riff improbabili e sequenze inquietanti e astratte di accordi e di effetti (per esempio a conclusione del primo brano); si ascoltano dei passaggi eseguiti con una sorta di fingerpicking informale; in altri momenti Watson si dedica a un rumorismo materico, per rivolgersi poi a degli arpeggi atonali (vedi per esempio il quarto brano). L`effetto generale mi sembra molto pittorico, quasi a rendere dei paesaggi astratti, forse paesaggi interiori, con pennellate imprecise che ricoprono a tratti, ma lasciano trasparire, uno sfondo sommessamente caotico. Se il primo CD è frutto di una personalità mistica e radicata in un passato mitico, quest`altro è il prodotto di una soggettività urbanizzata, metropolitana, ultracontemporanea, in parte nevrotica, segnata dall`esperienza di shock che si manifestano in tic. Sembra che in “Sinister” (già il titolo del CD lascia trasparire qualcosa di oscuro, di sinistro, appunto) Watson descriva il tipo urbano che abita le metropoli di oggi, quasi elaborandone una fenomenologia musicale o una psicopatologia della vita quootidiana, mentre con “Dexter” proponga a questo stesso soggetto una via di liberazione, una terapia. Anche la differente strumentazione, da una parte cornamuse, dall`altra chitarre elettrificate, dà il segno dello scarto che passa tra le due parti di questo lavoro, del differente significato che intendono trasmettere. Dal sottouomo al superuomo, dal lato sinistro a quello destro dell`anima.
L`album esce per la XI records, ovvero l`etichetta discografica della Experimental Intermedia che raggruppa diverse esperienze di sperimentazione musicale e multimediale di artisti newyorkesi e che è diretta da Phill Niblock, figura di punta del minimalismo sperimentale odierno.
|