Il nuovo lavoro di Al Margolis/If, Bwana, è qualcosa che non ti aspetti.
Ti rigiri il cd fra le mani e controlli la strumentazione, voce, flauti ed elettronica.
Un poco tremi (e temi...), t`immagini una palla terrificante, del tipo; quartetto cameristico all`occorrenza dedito alla ricerca colta.
Invece...
“An Innocent, Abroad”, è opera inquietante ricca di estrema fascinazione.
Lo spunto nasce da una registrazione di sedici minuti per sola voce effettuata nel 2006 da Lisa Barnard.
Il committente, la WDR Koln Radio, d`impeto, propone il lavoro di multitraccia, detto fatto, le voci si moltiplicano (e si aggiungono i flauti).
Al Margolis si occupa dell`elettronica.
Ne vien fuori (quasi) un`installazione radio (questa versione estesa, non è mai andata in onda, troppo new music...), ne vien fuori (ora), un killer calibrato e discreto, ti prende alle spalle e ti soffoca dolcemente.
Voci che si rincorrono perse in un vuoto angosciante, i flauti che punteggiano sibilanti, l`elettronica, sempre distante, ne simula l`andatura, ne imita gli sbuffi e i rimbrotti; sibillina e sottilmente sibilante. Emissioni che si duplicano e sdoppiano rincorrendosi su binari differenti, le prime quattro tracce (suddivise per convenzione, in realtà un unico lungo movimento...), sono di una bellezza straniante.
Letteralmente, parole che si fanno carne, lingue che si cercano e trovano.
“An Innocent, Abroad”, è lavoro attribuito al solo Margolis, ma può esser considerato, più correttamente; opera corale.
Bravissimi tutti i musicisti coinvolti (oltre alla Barnard, le flautiste Jane Rigler e Jacqueline Martelle...).
Il veterano Margolis (l`uomo dietro la Pogus, oltre che manager per Deep Listening, XI Records, Mutable Music e, quasi trent`anni da prime mover, spesi a sospingere in ogni modo l`underground più estremo, dalle origini industrial d`inizi ottanta alle più moderne istanze avant...), dona contorni e forme allo spazio in cui gli strumenti agiscono, gli costruisce un muro di gomma tutto intorno, li lascia appesi ad un gancio ad osservarsi vicendevolmente; il tutto rimanendo costantemente defilato.
La quinta traccia (5), chiude raffinatamente morbosa.
Circolarità vocale e plananti intromissioni d`elettronica, è letteralmente, il dopo, il momento successivo ad un evento che lascerà un segno.
Quando le luci si sono spente definitivamente.
Quando non resta più nessuno.
Una scena senza più comparse ne attori principali.
Solo un ricordo appagato; che sbiadisce solitario.
Questa, è; lussureggiante esplorazione esoterica.
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