Annichilente.
Trenta minuti circolari e opprimenti, evitare droghe pre/post ascolto per favore; vi ho avvertiti.
D.B.P.I.T. e Kenji Siratori; un monolito di elevato peso specifico industrial/noise.
Tagliente come vetro scheggiato, acido nel senso di muriatico.
Trombettista post-industriale D.B.P.I.T.; virus/spoken infestante (dalla voce chioccia...) Siratori.
Unione malsana, sbocciata via web sull`onda lunga dei deliri misto japan/apocalypse profusi a piene mani dal giapponese.
Gioco epidermico fondato su rime impenetrabili, allucinato monologo niagaresco di carne in dissoluzione/scontro con metalli rugginosi.
Puzza di tempo dilatato e strappato, di tessuto che cede; di incubo non richiesto.
Tetsuo in vacanza ad Ostia, in costume e pianelle; incubo appunto.
Unione che sgambetta beata dalle parti di un panorama allucinato/ritual/desolante filiazione diretta di antiche convulsioni industriali.
D.B.P.I.T., appoggia e rinforza il tasso oltranzista riflettendosi in una pozza maleodorante di bava oleosa stridente che genera fluttuanti nubi venefiche e reiterate fasi ritmiche ingolfate.
Apprezzato da David Toop e David Bowie (senilità evidente nel secondo caso...), Siratori dovrebbe (data l`impenetrabilità il dovrebbe è d`obbligo), esser testa di ponte fra surrealismo e cyber, fra Artaud e Burroughs; dovrebbe (3) appunto.
D.B.P.I.T. si adopera, addrizza la barca fra figure jazz cannibalizzate in Dust Nirvana, preserva dall`oblio Cyber Larva muovendosi astratto lungo coordinate TG in lontananza, prende il controllo della situazione e si dissolve in un amniotico, cupo incedere in Hetero Sindrome (la voce qui ogni tanto si placa dal grandinarci addosso parole); Kenji Siratori al contrario non concede tregua.
Incontenibile letteralmente, in Cyber Larva giunge ad un passo dal costringermi al terminar l`ascolto frettolosamente.
Forse proprio questo è l`effetto voluto, la cortocircuitazione terminale, l`evocar senso di fine, ma fine; fine.
Me lo ciuccio in una giornata primaverile, in cuffia per non disturbar la mia signora che dorme ancora, costringo la materia grigia a non dar retta alla voce; mi concentro sul suono.
Cosi funziona; zio chioccia scompare.
Invecchio; è evidente.
Non colgo esotismi vaporosi.
Il piano vaudeville/esistenzialista di Mutated Paradise apre uno scenario decadente/incazzato/prossimo all`esplosione fisica invero affascinante, la ripresa/sbraco/allucinata di Dust Nirvana 2 chiude, apprezzo il suono in dissolvimento; ucciderei la voce.
Mi ha disturbato, inchiodato nel letto, fatto alzar male; che cazzo voglio di più?
Procura dipendenza, cattive visioni e senso di disagio.
Dunque obbiettivo centrato ritengo.
Avvicinarsi con molta; molta cautela.
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