Produzione Wallace / Amirani per questa collaborazione tra Xabier Iriondo e Gianni Mimmo, sodalizio già iniziato nell`ambito del progetto dedicato al sottomarino Kursk, in cui Mimmo e Angelo Contini erano impegnati alle parti acustiche mentre Iriondo si ingegnava ai live electronics. Con “Your Very Eyes” Mimmo e Iriondo ripropongono il connubio inesauribile tra l`acustico e l`elettronico, con il primo al suo fedele sax soprano, ed il secondo al Mahai Metak, strumento elettrico di sua invenzione, a base di legno e metallo ed elettroniche, ed al taisho koto, strumento a corda giapponese (chi ha visto i Polvere dal vivo sa di cosa stiamo parlando).
Si respira un`atmosfera sacrale tra i solchi di questo lavoro (non a caso il disco è registrato, in modo magnifico, in una chiesa incavata tra le rocce di Matera) ma è principalmente la musica a connotare in tal modo questo lavoro: il sax evocativo di Mimmo (side voice), capace di tratteggiare splendide melodie (your very eyes ¸nostos algos), come di seguire passo passo (come succede ad esempio in several calls and a perfect pair of opinions) le invenzioni sonore di uno Xabier mai così convinto nel suonare il taisho koto (psalm of days), così come i suoi aggeggi infernali di elettronics (circumstance and sacrifice / eye tray, la stessa several calls and a perfect pair of opinions; andare sopra le righe fa esattamente parte del gioco).
A conti fatti, più che un disco di duetti, “Your very eyes” è il resoconto di una conversazione profonda e difficile tra due persone tra le quali esiste una corrispondenza di amorosi sensi; è un insieme di dialoghi che presi nell`insieme acquistano un significato nuovo rispetto ai singoli frammenti e forniscono una chiave di lettura unitaria al proprio lavoro. Due anime purissime a confronto.
Altrettanto bello è il debutto di questa formazione che si identifica come Airchamber3, trio formato dai fratelli Serrapiglio e da Andrea `Ics` Ferraris, trio di inquieti manipolatori degli strumenti. Inquieti perchè non hanno un approccio limpido con la materia sonora, quanto piuttosto sono mossi da una mentalità da guastatori e pervertiti del suono. E` una musica sporca, nebulosa (l`incipit elettronico di in a foreing land) e, sì, ci sono gli strumenti ma vengono trattati con pochissimi riguardi (bellissimo il sax devastato di the jaw....; il più delle volte irriconoscibile il violoncello elettrico). Siamo comunque lontano dalle bordate noise, quanto invece più vicino ad un`idea di elettroacustica d`avanguardia: è un insieme di textures anche raffinate (splendida standing by the shell sea mit giacinto, con lente e deflagranti evoluzioni chitarristiche), sottilmente cinematiche (”silente makes a dangerous sound”) ma spesso e volentieri da incubo (la destrutturazione new wave della lunghissima an unsafe round to walk upon). Questo disco assomiglia a poche cose (non si scappa dai Throbbing Gristle, ma anche certi Tasaday più sperimentali), meglio di così......
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