Grande la Robotradio di Stefano Paternoster (per chi se lo ricorda, è stato l`ideatore e curatore della mitica fanzine Equilibrio Precario) che è riuscito a riesumare addirittura i desaparecidos Trumans Water di cui si erano da anni perse le tracce, regalandoci una manciata di canzoni inedite in uno split coi nostri Rosolina Mar (recensione a parte di Etero Genio). A seguire quest`ottimo split arrivano di seguito i nuovi lavori di due agguerritissime band, entrambe raccolte in confezioni pregevoli dalla bellissima grafica che da sole meriterebbero di essere collezionate; parlo di `nuovi lavori` perchè dei Lucertulas avevamo già trattano in occasione del bellissimo extended play per la 8mm records, quando all`epoca si chiamavano Superlucertulas. Adesso, dopo la dipartita del bassista Crisafi Sandro e l`entrata di Aggio Federico, hanno perso il superlativismo assoluto assumendo dunque la nuova ragione sociale di Lucertulas. Cambia inevitabilmente qualcosa a livello ritmico, ora non più costituito da una greve massa che avanza malata ed inesorabile ma più accelerata e schizzata (da ascoltare l`ottima miss ratched, giusto per rendersi conto). All`epoca del disco d`esordio li accreditavamo tra i più validi esponenti del noise post-arab on radar e non possiamo che confermare: la loro miscela di noise, no wave e di stati alterati di mente, è esplosiva, a tratti imprevedibile (miss ratched, 6), ritmicamente solidissima (ops!) e con grandi parti di chitarra, dalle più oblique linee (partum, roulette, i soundscapes di 6, la splendida tintinnio). Si confermano ottimi.
Non meno avvincente è il nuovo lavoro dei Dead Elephant (già un paio di produzioni all`attivo, tra ufficiali e non), trio che ci riporta di qualche anno indietro, a recuperare sonorità incompromissorie di band quali Dazzling Killmen, Jesus Lizard e i nostrani White Tornado, alternate a momenti di notevole sperimentazione noise; nel corso di tutto il loro “Lowest shared descent” assistiamo così al passaggio dagli ortodossi assalti noise del trittico di apertura introducine my eye, in glames, another fuckin` world to say “we miss you“, post crucifixion(ci ho sgamato un sax in puro stile Zu) alla dilatata psidechelia in via di collasso di black coffee breakfast, ai desolanti paesaggi sonori della bellissima abyss heart (sembra di assistere allo squarcio sonoro di Kevin Drumm che apriva “Upgrade & Afterlite” dei Gastr Del Sol), nonchè all`apertura desert rock di clopixol (che vira in chiave cosmic). L`aver inficiato gli archetipi noise (l`assalto sonico, la voce sofferta in stile Oxbow, la ritmica ossessiva), con elementi perturbativi quali la psidechelia, certo cosmic rock e la sperimentazione chitarristica, ha cancellato di netto le preoccupazioni per una musica di natura derivativa; non è certo questo il caso. Secondo voto ottimo.
|