A volte il lavoro di recensore fa felice anche la mia compagna, ossia quando mi arrivano dei CD come questo “8 Saisons à l`hombre” dei francesi Sabo, uno dei dischi folk rock più godibili che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni. Certo non sono i Franz Ferdinand, e non li vedremo su MTV, ma questi tre francesi (due di loro ex degli Sloy) ci sanno fare e sanno conquistare l`orecchio dell`ascoltatore. Se si supera quindi una possibile riluttanza verso il cantato francese, si potrà entrare nel loro mondo fatto di chitarre acustiche ed elettriche, batteria il lontanza, organi, basso, xilofono e occasionali altri strumenti.
Tra i ritornelli malinconici ed appiccicosi di Requiem pour un gangster imaginaire(splendida) e le citazioni morriconaine di La ultima voltà (chè ho visto mia nonna viva), i coretti “yè-yè-yè” di Fatigue à Paris o gli allegri strumentali Le train du dimanche soir, il disco scorre gradevolissimo e accattivante. Ricorda un po` le musiche (non certo la voce) del Tom Waits di Rain Dogs, ma con le radici piantate nella tradizione cantautorale francese. Non mancano tocchi di blues (260 jours de vent) o passi di cha-cha-cha (Souvenir de Février), a creare un piccolo capolavoro da ascoltare mille volte, in auto come a cena con gli amici...
Se ha un difetto, è quello forse d`essere fin troppo easy, tanto da ricordare l`abusato Manu Chao, come nella ultra ammiccante Ami, amie. Peccato veniale per un disco che in cuor mio spero spopoli.
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