Mi è abbastanza oscuro il senso di un titolo come “New Rap”. Forse gli autori hanno inteso riferirsi al modo di scandire le rime ideato dagli afroamericani nelle strade di New York, e i titoli dei brani fanno effettivamente riferimento a zone della `grande mela`, ma nella sostanza del CD non c`è altro che possa far pensare al `rap` in quanto tale. Oppure il riferimento potrebbe essere al significato letterale della parola, cioè `discutere in modo informale`, e intendere così, con il `new`, un nuovo tªte a tªte fra il `nero sciamano` ed il batterista dei Ruins (dopo “Until Water Grasps Flame” del 2002). Ma non è detto che non ci sia di mezzo il giochetto del doppio senso, a voler suggerire entrambe le allusioni (e magari altre ancora). Il disco presenta l`aspetto più disarticolato e aggressivo del musicista che, coadiuvato dal dinamico drumming di Tatsuya, abbaglia con flash tratti dalle corde della chitarra, stordisce con repentini interventi vocali (gli urli di guerra del samurai...) e, infine, avvince con i suoi fraseggi veloci e, tutto sommato, molto `tecnici` e piuttosto puliti. Il batterista, da par suo, regge egregiamente il ritmo e contribuisce in pari misura alla riuscita del disco. Non male, soprattutto se siete degli estimatori dei Ruins, anche se personalmente preferisco i vecchi duetti fra Keiji e Shoji Hano. Comunque mi rendo conto che non è facile dividere una poltrona in due, ma Keiji e Tatsuya ci provano e, almeno stando a questo “New Rap”, ci riescono.
Anche per quanto riguarda “Yaranaiga Dekinaikotoni Natteyuku” mi è oscuro il significato di un simile titolo, dacchè si tratta di termini giapponesi, ma sembra possa essere tradotto nell`inglese `not doing becomes unable to do` oppure `won't becomes can't`. In questo caso si tratta di un unico lungo brano chitarristico in solitudine, spruzzato qua e là da pertinenti interventi vocali, la cui splendida vena soul-e-delica scorre senza che vengano mai riesumati vecchi spasmi di follia noise. Un paragone può essere trovato in “Affection”, ma questo nuovo capitolo è vergato generalmente con uno spirito più elettrico ed è complessivamente meno minimale. Dalla chitarra scaturiscono indolenti suoni puntuti, oppure la stessa viene raddoppiata con incisive azioni di `looppaggio`. E` una danza che in alcuni momenti si muove in direzione del silenzio e in altri va incontro a rimembranze acide, ma lo fa restando sempre sul filo del rasoio, senza mai alzare o abbassare troppo i suoi toni vespertini. Questo Keiji, prossimo a certi dettami del nu-folk, è quello che più riesce ad ammaliare. Eccellente.
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