Dopo il pretenzioso e altalenante “Kesto” - 4 CD, roba da `helsinki transit authority` - i Pan Sonic tornano in pista con un CD dalla gestazione lunga e difficile che verrà sicuramente catalogato come minore mentre alle mie orecchie suona inequivocabilmente come maggiore. La miracolazione avviene soprattutto ad opera di santa Hildur Ingveldardóttir Guðnadóttir (al suo attivo ci sono anche collaborazioni con múm, Skúli Sverrisson, Jóhann Jóhannsson, Schneider tm, Angel, Stilluppsteypa, BJ Nilsen e Throbbing Gristle), il cui violoncello è presente solo in Suhteellinen e nel dittico Virta ma è sufficiente a dimostrare come l`immissione di linfa nuova sia la strada giusta da percorrere per uscire dall`impasse creativa mostrata dal duo finnico dopo i fasti dello splendido “A”. Ma “Katodivaihe” rivela comunque un nucleo molto ispirato che, anche a prescindere da quella benevola presenza, sembra in grado di recuperare l`energia e la funkytudine dei giorni migliori. Così è soprattutto nella trascinante Lahetys, dove i due appaiono come cavalieri nella tempesta techno-logica, o nel sorprendente electro-billy Tykitys. Ma si fanno apprezzare anche i momenti più orgiasticamente funk-y-ologici (Koneistaja) o quelli condotti su ritmi più rilassati (Laptevinmeri e Kuumuudessa Muodostuva), e poi la psychodelica Hyönteisistä, la sventagliante Leikkuri, l`immancabile pulsazione in stile suicide (Hinaaja) e la più elaborata Haiti che, dopo vortici di fequenze ed una fase più oscura e malata, defeca un corale di angoscia misticheggiante. Ma i tempi di “Osasto” ed “A” sembrano ormai irripetibili e, anche se "Katodivaihe" vale comunque quanto il sopravvalutato "Kulma", questi Pan Sonic appaiono molto più prossimi al resto del mondo.
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