A quanto pare Andrea Marutti e Giuseppe Verticchio in questo periodo sono in splendida forma, o suppongo che stiano attraversando un periodo a dir poco florido visto che, oltre ad aver stampato del materiale in duo come Amon/Nimh e come Hall of Mirrors, stanno facendo uscire anche i rispettivi materiali in solo. La Silentes di Stefano Gentile butta fuori contemporaneamente sia un rework di Aube del lavoro di Verticchio/Nimh che l`originale composto dal musicista romano e com`era facile aspettarsi si tratta di due dischi molto diversi. “The Missing Tapes” è un disco strano all`interno della discografia di Nimh anche se in realtà credo che da un altro punto di vista potrebbe rappresentare uno dei mille modi possibili in cui poteva svilupparsi il modus operandi di Verticchio. Se lo conoscete principalmente per le sue uscite ambientali sappiate che potreste rimanere spiazzati, certo ci sono elementi ambientali e componenti etniche come in altri suoi lavori in precedenza, ma miscelati ed assemblati in modo molto diverso dal passato. Il disco nel complesso sembra maggiormente un diario sonoro di un viaggio, cosa che per altro è, dato che in buona parte è stato registrato in Thalandia, quindi field-recordings a tappeto, ambientazioni urbane che fanno da collante e dalle quali emergono strumenti etnici, suoni, strati di sibili o drones o che da questi vengono inframezzate nelle pause fra un movimento della traccia e l`altro. Nonostante sia composto di quattro tracce ho trovato che la cinquantina di minuti di questo disco assomigli maggiormente ad un flusso continuo ed in questo oltretutto va di pari passo con l`essenza freak fino al midollo del lavoro. Se per alcuni il contrasto fra suoni ad alta risoluzione e registrazioni lo-fi di field-recordings e/o alcuni strumenti possono cozzare, in realtà credo che siano proprio la caratteristica più interessante del disco e quella che in un certo modo lo distanzi molto da certi lavori di etichette come la Alluvial che, seppur grandi, talvolta finiscono per risultare un po` freddi. Non credo che Nimh li ascolti o li annoveri fra le sue influenze, eppure questo disco si potrebbe trovare idealmente fra alcuni suoi lavori, del materiale etnico e certi Jackie O` Motherfucker o certi A Short Apnea, tant`è che un po` quello un po` la componente etnica indurrebbero a pensare che si tratti quasi di un disco molto psichedelico e quasi kraut a suo modo. Non si può certo parlare di psichedelia alla leggera, ma non mi stupirebbe di scoprire che piaccia a molti amici drogherecci o ad alcuni di quelli che 'come suonavano negli anni 70 non ci suoneranno mai più...'. Posto che la seconda categoria spesso mi fa pensare che se uno ama così tanto il passato potrebbe coerentemente trapassare per diventarne parte, pur non essendo un fanatico del vintage mi sono ascoltato con piacere il flusso di questo disco tanto da pensare che per quel che mi riguarda si potrebbe trattare del miglior disco solista che ho visto firmare da Nimh. A tratti ruvido e martellante, “The Missing Tapes” trova nella matassa grezza la sua essenza ed il suo calore/colore, nonostante ciò non si tratta di materia non lavorata, anzi, la manifattura c`è e si sente, molto semplicemente non è troppo invasiva, come sempre succede nei molti piccoli lavori artigianali ben riusciti.
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