Attendevo con ansia il nuovo disco degli I/O, quasi li aspettavo al varco; primo perchè il loro lavoro d`esordio mi era piaciuto moltissimo, secondo perché, già in quella occasione, avevo avvertito la sensazione che il quartetto avesse delle potenzialità non del tutto espresse e soprattutto, dalla loro, ampi margini di evoluzione. In particolare, mi auguravo che la band avrebbe poi continuato a sperimentare sulla `forma canzone`, nel tentativo di chiudere le improvvisazioni, che rimane irrimediabilmente alla base della loro musica, in una struttura più definita. Cosa che puntualmente è accaduto (con risultati ben al di là delle mie aspettative) nelle tracce che gli I/O hanno lasciato in seguito su alcune compilation (tra tutte il favoloso pezzo contenuto nella doppia “...a gift for °I°...”, omaggio ad Etero Genio). “Polytone” parte proprio da lì continuando sugli stessi sentieri di quel pezzo e cioè uno studio sulla ricerca ritmica in un contesto che resta quello dell`improvvisazione. Quella degli I/O di oggi è una musica la cui ossatura è costituita da un groove sostenuto dalla combinazione batteria/contrabbasso, attraversato da una chitarra tagliente e una voce scomposta, più che mai inserita alla perfezione nella trama strumentale. E` una ricerca quasi ossessiva quella del ritmo, reiterato ma aperto, che si sviluppa tramite piccole e continue variazioni che portano a grandi cambiamenti. Decostruiscono il rock, il jazz elettrico, il funk, in maniera non dissimile da come fanno i Sinistri, senza però portare tutto alle estreme conseguenze, come magistralmente fa il gruppo di Manuel Giannini, ma costruendo e compattando il tutto in composizioni originali e definite. Notevolissimo.
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