Lo sapete che avete rischiato di rimanere senza disco top? Il fatto è che di dischi veramente buoni se ne trovano sempre di meno, tanto che personalmente ho dovuto frugare e rifrugare quello che c`era nel mio carniere, girandomi gli stessi titoli fra le mani innumerevoli volte, e tutte le volte il responso non lasciava alcun dubbio: questo no! Avremmo potuto utilizzare un CD con materiali d`archivio (come l`ottimo “Tenno” di Teiji Ito) oppure una delle tante ristampe (un disco come “Compulsion” del compianto Andrew Hill, se stesse a me, lo potrei tenere lì come top anche per sei mesi); alcuni lo fanno, ma mi sembra poco serio, sia nei confronti del lettore sia nei confronti di noi stessi; e poi è troppo semplice fare oggi come top un disco, poniamo, dei Joy Division... dov'è l'azzardo? A giocare sul sicuro ti puoi portare a casa qualche soldino ma anche tante fette di stronzo! E poi è una cosa veramente irrispettosa per chi i Joy Division li scoprì davvero, un'autentica porcata da succhiaruote. Un top del 2007 deve puntare su materiale realizzato nel 2007, questo mi sembra un principio valido da tenere sempre presente. E adesso la parola al buon Rastelli che ha tirato fuori l`asso dalla manica risolvendo questa situazione d`impasse, e. g.
`Tra Skin Graft, Strangulated Beatoffs e dadaismo`, frase con cui la band si presenta, contiene tutta l`ironia di Luca Sigurtà che degli Harshcore rappresenta un 50% (il duo è completato da Tommaso Clerico). Chi infatti si è mai inculato gli Strangulated Beatoffs, in assoluto il peggior gruppo d`epoca no(w) wave? Come se non bastasse, la band si è data un nome che fa immediatamente pensare a sonorità di cui nel disco non ce n`è assolutamente traccia; in ultimo, dal vivo, si presentano indossando maschere che direttamente rimandano a certo freak-rock (Caroline, Melted Men et similia) distante anni luci da quello che propongono nello specifico. Insomma, di indizi per indurci a pensare ad una sana presa per il culo, e a quell`ironia di cui sopra, ce ne sono a iosa. Il progetto Harshcore (nato all`incirca l`estate scorsa) date le premesse, spiazza alquanto: Luca Sigurtà , così come nelle sue uscite in solo, lavora con tapes, objects, loops ed elettronic junk ma quello che ne esce ha veramente poco da spartire con le sonorità a cui ci ha abituato; Tommaso Clerico, dal canto suo, si dedica a suonare basso, pedals ed electronics e finalmente iniziamo a capirci qualcosa di più di questo lavoro e a trovare corrispondenza tra note di copertina e musica in ascolto. “The Sybian Sorority è infatti un disco `suonato`, grazie ad una strumentazione varia (elettronica, come abbiamo detto, a cui bisogna, aggiungere field recordings, nastri, synth, ma anche strumenti tradizionali, come il basso, la chitarra, la batteria, le percussioni e il violino) e ad una serie di ospiti che li utilizzano (Fhievel, Alessandro Calducci, Hue, Franz Krostopovic). Ne scaturisce un lavoro dalla resa sonora fortemente analogica pur sfruttando la più ampia scelta in materia strumentale (e quindi i macchinari digitali). Nessun rumore cieco nella loro musica, ma bui scenari che lasciano inquieti come nefasti presagi (la decadente the sybian sorority, caratterizzata prima da lontane bordate e poi da una marcia industriale che annuncia il pericolo imminente). Il senso di inquietudine e di instabilità (nonostante la ritmica piuttosto regolare dei pezzi), l`ansia quasi morbosa, l`attesa per qualcosa di efferato che sta lì lì per accadere, sono tutti elementi che concorrono a delineare l`oscuro mood delle tracce, che procedono spesso lente, pesanti, come dei Melvins più claustrofobici (jordan, thaoma), dei Tasaday sornioni (chet baker) od anche dei Black Dice più rarefatti (the amputee). Veri e propri (affascinanti) luoghi oscuri.
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