Jeffrey K., chi era costui? No, non si tratta di un Cricco Castelli qualsiasi ma di un artista dal passato molto onorevole negli urDog, che pare abbiano 'splittato' (dopo un brano nella celebrata raccolta "The Invisible Pyramid" ed alcuni dischi su Secret Eye), e così lo ritroviamo alle prese con questo progetto solista che ha girato per concerti tutto il territorio degli States. Le intenzioni di Jeffrey appaiono chiare sin dalle note di copertina, che si aprono con una citazione di Nico («I don't know i can live. It's a constant struggle with myself. I feel like an alien to myself and it's dramatic. I do not have any reference to understand who I am. I live like an exile.»), e vengono confermate dal principale strumento utilizzato, un vecchio harmonium a pedali; accanto e/o in sovrapposizione ad esso ci sono un pianoforte giocattolo, un glockenspiel, un oscillatore, un miniorgano compatto farfisa, un ukelele e, in Still Living In The Desert..., un organo a canne da teatro Wurlitzer. Quasi tutti i brani sono strumentali e hanno un po` il respiro solenne della musica da chiesa, placcato comunque da impulsi minimalisti e/o placato da un substrato pagano-festaiolo, con l'eccezione di Ideas Of Reference, tutta giocata sul tintinnare asciutto del glockenspiel, e di I Want To Believe, nella cui aria popolaresca l`harmonium suona come una fisarmonica. Le citazioni non si limitano alla frase di Nico e arrivano a interessare anche due fra i pochi brani in cui viene utilizzata la voce, Sea Song e Desert Song.... Il primo, firmato da Robert Wyatt, viene rifatto in una versione praticamente identica all'originale (compreso il tentativo di imitare il timbro vocale wyattiano) tanto che mi è difficile capirne il senso, ed è proprio a causa di questa sua inutilità ed ignavia che rappresenta il momento più debole del disco. Diverso è il discorso per Desert Song..., una canzone nella cui scrittura Knoch dice di essersi ispirato a Nico!?!!... in realtà si tratta nè più nè meno di una vecchia canzone della 'femme fatale', cioè All That Is My Own da "Desertshore", ed è un mistero il motivo che ha spinto Knoch ad accreditare il brano di Wyatt al suo vero autore ed a presentare questo come se invece fosse una sua composizione (la resa è comunque meno pedissequa rispetto a quella di Sea Song). Un'ultima citazione è rappresentata dall'immagine sul retro del box che ricalca quella celebre del floydiano "Ummagumma" e in tal caso, vista la povera messe degli strumenti adagiati in mostra, mi par di notare una certa dose d'ironia.
(Il disco è dato in uscita per Agosto).
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