Con questa nuova uscita (ancora omonima sebbene abbia un sottotitolo giapponese) e dopo il cd da tre pollici dell`esordio e il CD della seconda uscita, il duo Polvere sperimenta anche il formato vinile, come in un percorso mirato alla crescita esponenziale del supporto musicale. Formato che (per la precisione un vinile dieci pollici) risulta assai congeniale alla musica prodotta da Xabier Iriondo e Mattia Coletti, ricca come è di pathos e calore. Il disco nasce sull`onda del tour nipponico dello scorso anno che ha esercitato una certa influenza sul duo, si ascolti uno dei passi più intriganti del disco, ovvero la ripresa di un traditional giapponese con tanto di voci (78). L`uso dei nastri, e il campionamento di canti tradizionali, ha sempre avuto un ruolo centrale nella ricerca artistica di Polvere, più che mai tendente al recupero di influenze diciamo così ancestrali. Xabier Iriondo e Mattia Coletti, da sempre innovatori del proprio universo sonoro, gettano un ponte di continuità con la musica del passato, mettono la loro tecnica al servizio dell`anima blues e la loro arte creativa in strutture di accordi ormai cristallizzate nel tempo. Nel precedente disco, come anche in questo, la ricerca si spostava su coordinate blues e folk americano, con aperture a John Fahey e alla sua scuola di chitarristi, mirabilmente inserita in un contesto di sperimentazione elettronica; pezzi come rice between clocks e dust folk song #1, con quei riuscitissimi intrecci acustico-elettronico (rumors around polvere) sono ormai un marchio di fabbrica e vengono qui esaltati, mi ripeto, grazie ad un supporto veramente adatto a certo tipo di suoni. Le bellissime suite contenute nel cd di Polvere dello scorso anno, vengono qui rinnovate e confermate: le composizione sono perfette armonicamente, avvolgenti ed equilibrate, fino a giungere, ma è solo per un momento, ad un finale roboante in stile Bastro/Gastr Del Sol. Sempre meglio.
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