Nel 2001 Daniele Brusaschetto suonava ancora rock, di quello tosto e metallizzato; con una propensione interiore a rovinose/fragorose catarsi sonore alla Godflesh/Big Black.
Dopo l`uscita dell`ottimo “Bluviola” per la Radon, Brusaschetto si prodigò in una serie di date sparse per gli Stati Uniti; questa ne è la documentazione fedele.
Accompagnato da Mirco Rizzi (Ashtool) alla chitarra e Bruno Dorella alla batteria (Bachi Da Pietra, Ovo; Ronin), “Live At The Satyricon” è un veloce passaggio, violento e disturbato (disturbante); per ogni certezza muscolarmente esibita ne propone una più interiore e frammentata.
L`inizio è catartico ed avvincente come da copione, La Teoria Del Flusso e Saliva In Raduno avanzano robuste e compatte, un tutt`uno suono/testo di formidabile tensione e liricità .
Poi tutto implode su se stesso, nubi ombre e dubbi si addensano sull`esibizione, spasmi Sonic Youth che si aggrovigliano in strani legami post-hardcore oscuri e minacciosi.
Si intravede in lontananza l`ipotesi del cantautorato/industriale che segnerà gli ottimi (seguenti) “Poesia Totale Dei Muscoli” e “Mezza Luna Piena”.
Aviogetto si snoda fumosa, si rotola su se stessa senza soluzione di continuità , poi all`improvviso esplode luminosa rilasciando schegge e scintille, il pubblico vacilla e non si raccapezza; (pare chiedersi)
ma chi cazzo è questo Daniele? Daniele incalza, `cosa faccio adesso?`, scatta L`Uomo Nero, ballata violenta paranoica e sfrigolante, Dorella picchia che è un piacere, Rizzi licantropeggia con la chitarra fra strepiti e singulti elettrici; danza orrorifica cyber/qualcosa che si schianta testualmente ghignante.
Noioso rincara la dose con la voce che si traduce in ringhio; la fine è vicina.
Goffo per l`appunto; un presagio, una visione, un`attesa; una liberazione.
Un`indicazione su quel che verrà dopo.
Questo è un documento, appassionato e sincero; impreciso e discontinuo come deve essere il rock.
Questo era Daniele Brusaschetto nel 2001.
Questo è un regalo.
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