Autore disco: |
Yellow Capra |
Etichetta: |
Piloft (I) |
Link: |
www.yellowcapra.com www.piloft.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2006 |
Titoli: |
1) (r) intro 2) swim milo, swim 3) traffic 4) topo morto & mini mucca 5) matranga 6) red meat 7) (i am) macho man 8) follow the yellow capra 9) roule` roulotte 10) ouverture ridarolo |
Durata: |
41:29 |
Con: |
Gianandrea Tintori, Massimo Gardella, Luca Freddi, Francesca Giomo, Caterina Giomo, Antonello Raggi |
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vocazione cinematica |
x Alberto Carozzi |
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Gli Yellow Capra han sempre lavorato sposando musica ed immagini, facendo compartecipare le due forme espressive sia come fonte d`ispirazione, sia nella rappresentazione. Le loro performance live accompagnano, o si fanno accompagnare indissolubilmente da supporti video da loro stessi elaborati.
Non ho ancora avuto modo, se non agli albori della loro attività (circa cinque anni fa..) di assistere a loro spettacoli, ma mi dicono che la cosa funzioni molto bene, e si son già fatti notare tra l`altro in alcune occasioni all`emergente festival cinematografico di Milano, loro città natale, e presumibilmente anche ben sciolta nelle loro vene.
Un disco, per un gruppo del genere, rappresenta una sfida non indifferente, perchè oltre a testare la qualità assoluta della proposta come chiunque altro voglioso di esporsi, qui si tratta anche di capire se la musica possa brillare di luce propria, se possa dignitosamente muoversi sulle proprie gambe.
E` la prima volta, per lo meno sulla lunga distanza. Alle loro spalle infatti una partecipazione alla collana p.o. box della Wallace (era il volume 4) ed un e.p. in condivisione con i Project a-ko ad inaugurare il rapporto d`amicizia e di lavoro con la bergamasca Piloft.
La risposta che mi son dato dopo alcuni ascolti di YC all`interrogativo di cui sopra è che esso può tranquillamente essere archiviato alla voce `questioni superflue`. Perchè se è vero che siamo nell`ambito di una musica da essi stessi definita `cinematica`, è anche vero che le evocazioni possiamo trovarcele da soli, come un quaderno con disegni da colorare.
Tuttavia alcune considerazioni in questa direzione si possono fare.
Il genere e lo stile sono inconfondibilmente post-rock. Post-rock cameristico, melodico, circolare, manierista quasi fosse un credo. La strumentazione è quella tradizionale del genere in questione, col tipico timbro vintage che lo rende ideale per il valicamento di barriere spazio-temporali, arricchito dal supporto costante di strumenti classici che contribuiscono sì a diversificare la proposta, ma facendo parallelamente aumentare le aspettative, lasciando a volte uno spettro di disattesa per la sensazione che si sarebbero potuti sondare terreni ben più impervi.
E` un genere che ha fatto il suo tempo, non nel senso che è superato, ma che forse in questa forma ha detto ampiamente tutto quello che aveva da dire, e sembra impresa per pochi riuscire ad andare oltre.
Eppure resta ferma la convinzione che questo disco non sia affatto da buttare. Lascia intravedere un ottimo potenziale, che forse non si è osato giocare. Anche nei momenti più intensi, rari quanto apprezzabili, resta timido e poco coraggioso. Ma potrebbe essere tranquillamente voglia di non disturbare, una musica consapevole di sapersi prestare ad accompagnare ma non a condurre. E nell`interpretare questa prospettiva, posso inserire questa fra le opere validissime per un ascolto dedicato all'inconscio, ad emozioni intangibili e recondite, a vibrazioni che restino sempre a pelo dell'acqua, che assecondino una pigra voglia di equilibrio e sospensione, e che non reclamino maggior attenzione. E personalmente di momenti simili ne vivo abbondantemente, per cui credo che non abbandonerò facilmente i frutti di questo esordio, auspicando però per gli Yellow Capra un futuro più abrasivo ed incontrollato.
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