Se il giornalismo fosse una cosa seria, e non una faccenda per lacchè beoti, questo disco dovrebbe essere uno di quei lavori che fanno notizia.
Vediamo.
Pur essendo fatto da un artista del Canton Ticino, e pubblicato da un editore del luogo, “Uno” non ha nulla da invidiare ai CD che si producono nei centri nevralgici del pianeta: il vecchio detto «Tutto il mondo è paese», complice internet che porta in ogni luogo notizie in tempo reale saltando il filtro rappresentato da quel giornalismo di cui abbiamo detto sopra, andrebbe assolutamente cambiato con un «Tutto il mondo è città ».
Il CD è stato completamente suonato dal solo Zeno Gabaglio su un violoncello e su un violoncello elettrico e, come è oggi consuetudine per gli strumentisti che si esibiscono in solitudine, con l`ausilio di una centralina per loop.
Il violoncello è una di quelle bestie dalle quali, se riesci ad accarezzarle per il verso giusto, riesci ad ottenere quasi tutto quello che vuoi.
Questi tre principi stanno a fondamento di uno dei dischi più interessanti pubblicati nel 2007: le possibilità offerte da uno strumento così versatile, l`utilizzo di svariate tecniche esecutive ed i montaggi permessi dalla centralina danno sintesi compiuta ai sogni di un talento che è davvero al passo coi tempi.
L`iniziale Chiara, con la conduzione arpeggiata che si sgretola fra echi e distorsioni, chiarisce immediatamente quali sono le ambizioni dell`autore.
Le atmosfere di Tuttoscorre sono più distese, velate da un dolente romanticismo, ed alle tonalità pastose strappate con l`archetto si contrappone, nella seconda parte del brano, un accompagnamento fatto di corde pizzicate e/o sfregate.
Mezzo è un breve frammento dalla connotazione più rumorista.
Una concezione meno dilatata fa da guida anche in Claire, con i suoi intrecci di frasi compresse e reiterate e con la sua melodia d`impronta più sanguigna.
Sedicente propone un mood montano, dall`inizio fino al flebile lamento finale, con il tema conduttore che pare suonato su un flauto e altri piccoli particolari che, in alcuni momenti, fanno pensare a strumenti a corda dell`estremo oriente.
In Di legno la scrittura, e per scrittura intendo il processo compositivo anche di tipo spontaneo-istantaneo, è indirizzata verso melodie più grevi ed ispira una profonda religiosità .
Seautòn inizia con le corde percosse con l`archetto, e sul borbottio ossessivo così ottenuto si inserisce una melodia di indole romantico-espressiva, ma il decorso del brano è poi caratterizzato da numerose e interessanti variazioni.
Portone è segnato da un suono onomatopeico, tipo parodia del linguaggio parlato, ed al pari di Mezzo ha comunque un mood complessivo che fa pensare a rumorismo e industrial; il brano termina con quella che credo essere una citazione, seppure non sia riuscito a fare mente locale di cosa sia con esattezza.
In Clara la delicatissima melodia incespica su una figurazione insistente e acida.
E, infine, Finale raccoglie tutto il resto in classici giochi di prestigio (glissando) dai quali si sviluppa un crescendo sontuoso e orchestrale.
Il consiglio finale mi pare sottinteso.
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