Pop/wave con attitudine dance.
Leggero ed impalpabile; eppur si (ci) muove.
Una chitarra, un basso, una batteria elettronica ed un synth malmesso, uno spazio angusto dove provare e registrare; basta poco.
Metteteci dentro Teho Teardo, Steve Nardini e Mirco Muner, metteteci l`esperienza sviluppata nel corso degli anni in diverse formazioni (Meathead, Here, Operator, Jitterbugs, Railway Humanoids); metteteci anche un remix finale di Jim Coleman (Cop Shoot Cop ricordate?).
A questo aggiungete la voglia di esser per una volta tanto leggeri e sbarazzini; che ne ottenete?
Un album leggero, che rimbalza paraculo fra una citazione wave e l`altra ma, soprattutto; un album che scivola via senza afflosciarti.
La New wave ed il post punk di un tempo che si tramutano in 12 piccoli inni godibilissimi (da soli od in gruppo fa lo stesso); puro divertimento.
E spiazza anche, copre spasmi alla New York punk al tramonto e li incrocia su coordinate che avrebbero attratto Martin Hannett, poi sopra al tutto ci rovescia un barattolo di sballo post-rave che potrebbe esser figlioccio dei Primal.
A questo punto rimbalza, e pure tanto, non è un capolavoro ma per un istante scioglie l`approccio oscuro che caratterizza le carriere dei tre singoli artisti, impatto frontale e movimento di bacino.
Questo chiede, diretto e sparato nella sua artificiosità plastica.
E lo ottiene.
Teho che gigioneggia alla chitarra surfando su accordi che da lui non ti aspetteresti mai (per la loro lucentezza semplice e metallica).
La voce di Steve che si cala perfettamente nel ruolo di prima donna tutta pose ed ammiccamenti, il basso dalle parti indicate dai Joy.
Potrebbe essere un disco di platino se ne avesse vera intenzione.
La cover di Sex Beat dei Gun Club confonde ancor di più le acque, martellala un pochino e ti accorgi che ne viene fuori un accenno di danza ossessiva da Chrome secondo periodo.
Il Coleman finale accentua il carattere generalmente fuso dell`operazione.
12 sbrindellate canzoncine battenti che rivendicano tutta la propria sbarazzina semplicità .
Popol Düül, Planet Rouge e Wave On ti frollano via le ginocchia come non ti capitava dall`ultima serata ubriaca sulla pista, dai che te la ricordi (qualche brandello almeno)!
Quella dove il dj metteva i Public Image, i Bronski e poi i Soft Cell.
Rimbalza e non si rompe.
Ad occhio e croce potrebbe essere un piccolo successo.
Bello, leggero e scattante.
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