Eruttivi!
Un fiume di lava ardente che distrugge, o con più sfrontatezza, purifica qualsivoglia - sotto - forma di soffocante immobilismo musicale di vocazione indie-rock.
I Lush Rimbaud, ringraziando qualche misteriosa e ricercata entità sopra-spirituale, fluiscono sempre più con successo nello smisurato sistema underground nostrano; e non poteva mancare, dunque, che dopo una ricca sfornata di demo, orgogliosamente auto prodotti - e anche un 7'' uscito solo per la Eaten by Squirrels - i giovani marchigiani approdassero in sala di registrazione per il primo full lenght di - una vorace e 'convulsa' - carriera.
Anche qui, come nel debutto dei vicini Dadamatto, la 'fissazione' su supporto del sound è affidata a Mattia Coletti, mentre l'aspetto produttivo - da sottolineare - immortala il buon esempio rilasciato dall'apparato co-produttivo, messo in campo da alcune etichette indipendenti italiane.
Ciò che veramente ci interessa, però, è il succo acido, minimal-metronomico adottato & architettato dai Lush in "Action from the Basement": la postura del gruppo è solidissima nel mostrarsi scattante, fondata su ritmi reiterati e nevrotico-maniacali, senza mai perdere da un lato, un senso di connessione (inter)logico con i canovacci più 'seduttivi' e di piacevole piglio, concessi dal robusto entourage melodico, insito nella band sin dalla nascita.
Cronologicamente si parte da una raffica di brani che difficilmente faranno sostare, anche l'ascoltatore più restio a danzare, seduti in poltrona.
Qualche esempio: il noise congenito di Action/Basement, con chitarre monolitiche ed una serie di 'up 'n' down' ritmici da paura; la maleducata verve Shellac-chiana di Are you Sure that Totally...; il punk-funk in soluzione noise di Brain Fitness; la 'tersa' essenza indie-pop di Oskar (Say Yeah); gli spaccati garage-blues in salsa Jon Spencer dell'accoppiata Handjob from the Doorman e Bus Stop Owner; le reminescenze fugazi-ane di Pirty Little Faggot, con l'occhio focalizzato a 'discutere' probabili e sfrontate vicinanze all'estetica di un Guy Picciotto.
Congiunge al termine l'intreccio di basso e chitarra 'trasognato' di Flashing Elevator (il marchio magmatico del suono di casa Chevreuil e Lightning Bolt) e cessa - purtroppo - anche l'incontro con questi ragazzacci: innamorati ed esperti ricercatori di un linguaggio alternativo e movimentato, che farà passare a molti la voglia - alle volte ottusa - di andare a ricercare, per forza di cose, della buona musica nei 'grupponi' super-pompati del momento, di sede fuori confine.
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