La 7272Music è una neonata label, indirizzata nella diffusione di improvvisata, elettro-acustica e altri derivati, il cui motto recita palesemente e con vanto: ` We make the little records
with the big sounds!`.
Da tale dicitura si evince che l`etichetta punterà l`occhio alla produzione esclusiva di 3 pollici e singoli, abbandonando l`idea di estendersi a full lenght e lavori di medio-lunga durata.
Le prime due uscite recano entrambe la firma di Matt Weston: multi-strumentista, improviser, con una fede particolare per la batteria e per le percussioni non-convenzionali. Questo giovane prodigio ha già collezionato un notevole bagaglio di collaborazioni con diverse generazioni di musicisti americani: da Milford Graves a William Parker, da Kevin Drumm a Jim O`Rourke; ha militato con i Tizzy e nei Barn Owl insieme a Chris Cooper e Andy Crespo, mentre indietro nel tempo risale il pezzo registrato con la tromba di Ernst K. Long e con le percussioni di Adam Vida per la storica compilation della Box Media, “Myopic Bookstore Improvised Music Workshop, vol 1”.
Ambedue i mini-cd sono delle ristampe: sia “Resistance Cruisers” che “Rashaya” vengono licenziati in precedenza, rispettivamente dalla Bloomington nel 2003 e dalla Easthampton nel 2005 ma, nonostante il tempo, mantengono inalterata una loro attualità . Il primo ha un sapore decisamente metropolitano, aspro, incazzato, ferruginoso, con un drumming sconquassante, improvvisamente violento, `sfonda-timpani`; un modo di percuotere istintivo e primitivo che si scontra con una gamma di distorsioni noise `sadiche` che riportano in un lampo ai passati flirt di Matt con Mr Drumm e con il suo noise truculento. Peccato che sia impossibile scoprire l`esatta strumentazione usata da Weston, non si capisce se si cimenti solo alla batteria, oppure si allarghi anche alle percussioni, eventualmente auto-costruite; permangono dei dubbi anche sulla comparsa o meno degli electronics, visto che nel mezzo di It`s Your Career - e non solo - fa bella mostra di sè un feedback sostenuto e distortissimo. Potrebbe benissimo, ottenendo suoni diversi, suonare la batteria alla maniera di Günter Müller che, in tempo reale, collega le pelli e i piatti di tutto il set a computer e mixer vari, ottenendo un radicale stravolgimento dei soliti toni.
Medesimo studio di un nuovo modo di rapportarsi alle percussioni e, più generalmente, al ritmo come suono `alato`, “Rashaya” si differenzia dal precedente nel mood, nell`anima: assumendo un portamento `spirituale`, metafisico, che trasuda di quella essenza-esperienza mistica di un Trane e una Alice Coltrane (soprattutto per l`assetto ascetico conferito al ritmo). Un batterista vorace come Sunny Murray dovrebbe a forza stringere una collaborazione con il giovane Weston, magari facendosi affiancare da un altro grande genio d`irriverenza, quale Arthur Doyle.
Suppongo che ne scaturirebbe una session al cardiopalma: free form nichilista, acidula e porosa come carta vetrata ad altissimo spessore.
|